Alzi la mano chi di voi conosce il Hnefatafl! Non si tratta di uno scioglilingua e non è neanche l’ultimo hashtag di tendenza sui social. Il Hnefatafl non è altro che un gioco da tavolo vichingo.
Un gioco da tavolo con questo nome complicato? La sua ingarbugliata pronuncia non avrà per noi lo stesso appeal di un Risiko, di uno Scarabeo o di un Monopoli ma questo non doveva essere un problema per i vichinghi. Nella loro lingua, il norreno, Hnefatafl probabilmente significa “Il gioco del re” e già 1600 anni fa era uno dei loro giochi preferiti.
Navi, funerali e pedine
Immaginate questi valorosi guerrieri durante le lunghe traversate a bordo delle loro caratteristiche navi, i drakkar, trascorrere parte del loro tempo concentrati a muovere le pedine sul tavoliere per sconfiggere il loro avversario. In questo blog vi abbiamo già parlato di vichinghi, ma per raccontarvi qualcosa in più sul Hnefatafl dobbiamo scendere più nel dettaglio.
Dovete sapere che i giochi da tavolo vichinghi sono citati in alcune fonti scritte, come nelle saghe o in testimonianze storiche, e sono stati ritrovati dagli archeologi in grande quantità, soprattutto nelle sepolture dei capi vichinghi nelle navi funerarie. Il corpo degli uomini più importanti era infatti deposto insieme ad alcuni oggetti e ad alcuni doni in una barca di legno e poi bruciato. Quando il fuoco si spegneva, un alto tumulo di terra spesso veniva innalzato sopra i resti.
Secondo un recente studio di Mark Hall, direttore del Perth Museum and Art Gallery, sono state identificate almeno 36 navi funerarie vichinghe con resti di giochi da tavolo in un’area che va dall’Islanda all’Ucraina. Gli oggetti che si ritrovano in maggiore quantità sono le pedine; queste possono essere in osso, in ambra, in vetro e anche in avorio. Nella sepoltura di Scar, nelle isole Orcadi in Scozia, le pedine sono 22 e sono in osso di balena. Non sono rari i dadi e in alcuni casi, come a Gokstad in Norvegia, è stata trovata anche una scacchiera in legno che poteva essere utilizzata su entrambi i lati per giochi diversi.
I giochi da tavolo facevano parte del corredo funebre (cioè dell’insieme di oggetti il defunto si portava con sé nell’aldilà) segnalandone il ceto sociale, il valore e l’abilità nella strategia di un guerriero o anche la scaltrezza e l’abilità di un mercante. La presenza di un gioco da tavolo poteva anche segnalare che una partita, quella della vita, era terminata, ma che un’altra, sconosciuta, stava per iniziare.
Le regole del gioco
Se era un gioco così amato e diffuso, potrebbe piacere anche a noi; vediamo come si gioca.
Anche se è molto più antico, il Hnefatavl ha qualche somiglianza con gli scacchi: ci sono pedine bianche e pedine nere a sfidarsi su una scacchiera. Solo i bianchi però hanno un re e il loro compito è quello di proteggerlo e farlo spostare dal centro a un angolo. I neri ovviamente lo devono catturare. Non ci si può muovere diagonalmente e la cattura avviene per custodia, cioè quando una pedina viene chiusa da due pedine avversarie lungo una linea retta di tre caselle. Il re invece può essere catturato solo per accerchiamento, perciò quando quattro pedine lo chiudono da tutte e quattro le direzioni possibili.
Dove trovarlo
Dite la verità, ora siete curiosi e volete provare anche voi il Hnefatavl. Nessun problema!
Sono addirittura i National Museums of Scotland a venderlo in diverse versioni: si va da prezzi accessibili fino alla versione deluxe da 550 sterline.
Se invece volete qualcosa di più agile, veloce ed economico allora scaricatevi l’app Hnefatavl e muovetevi sulla scacchiera virtuale. Avrete l’opportunità di provare le diverse varianti del gioco, sia con i bianchi che con i neri. Buon divertimento!
C’era una volta un bambino di nome Francesco che, dopo aver trascorso infanzia e adolescenza visitando siti greci e romani nel Mediterraneo, sa che diventerà archeologo. Si iscrive all’università di Siena convinto di studiare le antichità classiche ma ben presto capisce non c’è cosa più bella di condividere e vivere l’archeologia e le sue storie con tutti, bambini compresi. E continua a farlo anche dopo aver terminato il suo dottorato in archeologia pubblica.
[…] I giochi da tavolo facevano parte del corredo funebre (cioè dell’insieme di oggetti il defunto si portava con sé nell’aldilà) segnalandone il ceto sociale, il valore e l’abilità nella strategia di un guerriero o anche la scaltrezza e l’abilità di un mercante. La presenza di un gioco da tavolo poteva anche segnalare che una partita, quella della vita, era terminata, ma che un’altra, sconosciuta, stava per iniziare (Archeokids) […]