Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire
scriveva Italo Calvino.
Confrontarsi con i classici non è mai facile, si sa. Confrontarsi con l’Odissea che a buon titolo si potrebbe definire “il classico dei classici” non può che essere una sfida che richiede coraggio e capacità, a maggior ragione se lo scopo è quello di raccontarla ai bambini.
Eppure, al tempo stesso, se ci si pensa bene, un “classico” è anche un libro che è – ed è stato per tanto tempo – in grado di parlare a tutti indistintamente; quelle scritte nelle sue pagine sono parole che compongono storie capaci di coinvolgere e affascinare in ogni epoca, grandi e bambini.
E in effetti non è forse un caso che l’autore di questo libro sia un signore di 89 anni che da sempre ha a che fare col mondo della narrativa per bambini e ragazzi: Mino Milani, illustre scrittore e fumettista la cui attività giornalistica iniziò negli anni Cinquanta nientemeno che al Corriere dei Piccoli e che con questo libro è stato tra i finalisti del Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2017.
“Ulisse racconta” (edizioni Einaudi Ragazzi), come il titolo suggerisce, vede il mitico re di Itaca come voce narrante di tutte le vicende che lo vedono protagonista dal momento della ripartenza da Troia, dopo una guerra durata dieci lunghi anni – e finalmente vinta dai Greci proprio grazie all’espediente del cavallo da lui ideato – fino al suo ritorno in patria.
L’incipit del libro:
Sono un re, ma non chiamatemi re: non siete abitanti del mio regno, Itaca, piccola isola nel mare della Grecia. E nemmeno chiamatemi condottiero o capitano: non siete soldati che ho condotto in guerra, o marinai delle mie navi. Chiamatemi semplicemente con il mio nome. Chiamatemi Ulisse.
ricorda un po’ l’inizio di un altro libro celebre: quel Moby Dick di Melville col suo protagonista che esordisce dicendo: “Chiamatemi Ismaele” e continua:
Faccio in questo modo, io, per cacciar la malinconia e regolare la circolazione. Ogniqualvolta mi accorgo di mettere il muso; ogniqualvolta giunge sull’anima mia un umido e piovoso novembre; ogniqualvolta mi sorprendo fermo, senza volerlo, dinanzi alle agenzie di pompe funebri o pronto a far da coda a ogni funerale che incontro; e specialmente ogniqualvolta l’umor nero mi invade […] allora reputo sia giunto per me il momento di prendere al più presto il mare.
Come Ismaele, Ulisse ha bisogno di andare e di conoscere, ha bisogno di stimoli e soprattutto di avventura, la necessita come l’aria per sopravvivere. Ma l’avventura si sa, ha due facce: può essere meravigliosa e terribile.
A differenza dell’Odissea di Omero, non si troveranno in queste pagine che pochi rari accenni alle rivalità e ai rancori di quegli dei talvolta crudeli che supervisionano e indirizzano le sorti dei mortali e dello stesso Ulisse. Questa è una semplice storia di uomini. Semplice… Da subito i protagonisti affrontano avventure straordinarie e pericoli mai immaginati, alla conclusione dei quali della flotta partita da Troia alla volta di Itaca non resterà nave alcuna: Ulisse sarà l’unico sopravvissuto dei suoi soldati e dei suoi marinai.
Al suo fianco soffriremo la conclusione dei dieci lunghissimi anni di guerra, inventeremo l’espediente del cavallo di Troia, sfuggiremo ai mangiatori di Loto e affronteremo il Ciclope, ci illuderemo di avere finalmente concluso il viaggio quando arriveremo all’isola di Eolia, ma resteremo poi inorriditi dalla ferocia dei Lestrìgoni, indugeremo a lungo presso la maga Circe, faremo un viaggio negli inferi e lì ascolteremo i vaticini di Tiresia, conosceremo e resisteremo alle Sirene, scamperemo a Scilla e Cariddi, malediremo e poi piangeremo la morte dei nostri compagni di viaggio che hanno osato sfidare l’ira del dio Sole uccidendo i suoi buoi sacri, ameremo e poi diremo addio a Calipso, approderemo come naufraghi all’isola dei Feaci dove verremo salvati da Nausicaa, fino a giungere, infine, alla sospirata Itaca.
Il libro si conclude così. In un’unica ultima pagina si riassumono le vicende che attendono Ulisse una volta approdato alla sua “piccola isola rocciosa”: poche righe per raccontare l’emozione di quel traguardo pur così faticosamente voluto e raggiunto. L’unica pecca sta forse proprio in questo finale che non ti aspetti, frettoloso, anche perché ormai sei talmente affezionato a quest’uomo così straordinario che vorresti non lasciarlo più.
E quelle sue parole finali ti fanno sperare di rincontrarlo presto…
Ma cosa sarebbe di me, se la guerra o l’avventura o il desiderio di sapere mi chiamassero ancora?
La scrittura di Milani, aperta, pulita e scorrevole, è quella di un maestro nell’arte del racconto indirizzato ai più piccoli e le illustrazioni di Amalia Mora, col suo caratteristico tratto a matita, sono potenti ed evocative come devono essere quelle che raccontano vicende come questa fatta di grandiosità e abissi: i bambini resteranno a bocca e occhi aperti davanti a queste pagine!
Quello che ne esce è il ritratto di un Ulisse incredibilmente umano e attuale diviso tra le responsabilità che gli derivano dal ruolo di re, marito e padre, la sua fede negli dei, la consapevolezza del coraggio e dell’intelligenza che gli sono propri, e le umane debolezze da cui nessun mortale può sfuggire.
Non si va contro il destino e contro il volere degli dei
Ulisse racconta
Mino Milani torna alla narrativa giovanile reinterpretando la storia immortale di Ulisse, che assume in questo libro una nuova valenza: quella dell’uomo. Narrato in prima persona dallo stesso protagonista, un romanzo appassionante e coinvolgente che si snoda fra avventure straordinarie e pericoli mai immaginati. Magistralmente illustrato dalla mano di Amalia Mora.
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8 anni. Prima lezione di Storia. Una maestra speciale che m’incanta parlando della fine di Pompei e degli scavi che l’hanno riportata alla luce insieme alle storie dei suoi antichi abitanti. Quel giorno ho deciso che da grande avrei fatto l’archeologa.
E forse è per via di questo inizio che ancora mi trovo divisa tra la passione del fare ricerca sporcandomi le mani di terra e la consapevolezza che raccontare il nostro mestiere, soprattutto ai più piccoli, lo possa caricare di senso e di futuro.
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