L’occasione è di quelle che richiedono un post a dieci mani perché, dopo cinque mesi di videochat, hangouts differiti, chiacchiere gracchianti via skype e altre diavolerie simili il gruppo di ArcheoKids si è finalmente incontrato! La cornice è stata TourismA, il salone internazionale dell’Archeologia promosso e organizzato da Archeologia Viva a Firenze.
Tre giorni in cui abbiamo incontrato tante persone che conoscevano il nostro blog e altre che abbiamo “circuito” con i nostri bellissimi biglietti da visita nuovi di zecca!
No, non avevamo uno spazio stand nostro: a dire la verità, di bambini a TourismA non ne abbiamo visti molti. L’evento, alla sua prima edizione, era pensato per un pubblico di addetti ai lavori e appassionati di archeologia, quindi per lo più per un pubblico di adulti.
Ma noi ci siamo portati dietro, nascosti nelle nostre borse, nei nostri pensieri e soprattutto nei nostricuori, tutti i bambini a cui solitamente ci rivolgiamo con il nostroblog e con le attività dei musei e delle associazioni che promuoviamo e pubblicizziamo sulle nostre pagine social.
Sì, tutti nelle diverse sale hanno visto noi, con le nostre facce da grandi, ma quelli che davvero erano lì seduti erano gli inviati speciali ArcheoKids! Abbiamo ascoltato parole e visto immagini cercando di assorbirle come fossimo dei bambini, un esercizio molto utile perché ci ha permesso di capire come meglio comunicare un certo tipo di archeologia anche ai più piccoli.
Alcune sessioni di questa iniziativa ci hanno messo in contatto con realtà davvero moooolto interessanti! Conoscete già il Museo delle Palafitte di Ledro? No??? Beh.. a dire la verità, non lo conoscevamo nemmeno noi, ma adesso che ne abbiamo visto le attività e che abbiamo compreso l’importanza di una didattica coinvolgente e interpretativa, come facciamo a non partecipare al concorso in cui si può vincere una notte in una palafitta???
Il secondo giorno ci siamo concessi una pausa dal nostro ruolo di inviati a Tourisma, una pausa quasi necessaria per respirare quella poesia ed entusiasmo che negli spazi del Salone, a dire la verità, non avevamo trovato. A volte ci sentiamo così tremendamente bambini dentro
da sentirci a disagio in mezzo ai grandi.
Al caffè letterario Le Murate era in programma un incontro con Bruno Tognolini, autore cosiddetto per bambini e straordinario filastrocchiere, come ama definirsi. Seduti al tavolino del caffè, con stupore e profonda ammirazione lo abbiamo ascoltato recitare a memoria i suoi versi, come un rapper o un giocoliere, e discorrere sulla necessità delle parole e delle storie.
Parole in versi e in prosa. Parole capaci di curare, emozionare, stupire, divertire, far sorridere e sperare. Sì perché “nutrirsi di storie non aiuta solo a vivere meglio, ma anche a raccontare meglio se stessi”. La poesia fa, come ci spiega l’etimologia della parola. E spesso le storie
più potenti e sovversive, per la loro innata capacità di sovvertire il modo in cui si percepiscono le cose, le si trovano nei libri per bambini. Dopo la foto di rito, cinque archeologi e un poeta, ci siamo allontanati con la consapevolezza che la strada intrapresa è quella giusta: il nostro compito deve continuare ad essere quello di scovare nel passato e nel nostro presente tutte le storie possibili e consegnarle ai bambini affinché imparino ad amarle e decidano un giorno
cosa farne.
Eppure, nel pomeriggio di sabato, nella sala dell’Auditorium, gremita da oltre mille persone radunatesi lì per l’incontro organizzato con Alberto Angela, venuto a presentare il suo ultimo libro “I tre giorni di Pompei”, con nostro enorme piacere, abbiamo visto sgattaiolare tra le poltroncine della platea e della galleria anche gli occhi vispi e curiosi di alcuni bambini. Il pubblico era ovviamente quello vasto che ci si attende quando si ha a che fare con un personaggio molto conosciuto, quello insomma che si potrebbe pensare trascinato lì dalla curiosità di conoscere il “vip” della situazione, ma a ben guardare, in quella sala si è potuto assistere anche a qualcosa di diverso, forse inusuale ma estremamente significativo.
In quella sala si sono seduti, gli uni accanto agli altri: professionisti a vario titolo dei beni culturali, giovani studenti di belle speranze, appassionati di archeologia, comuni cittadini con una particolare sensibilità verso il nostro patrimonio culturale, fino a persone che seguono i programmi divulgativi di Alberto Angela e che semplicemente avevano piacere di incontrarlo di persona e infine, ovviamente loro, quei bambini che a loro volta, un po’ come è capitato anche a noi, si ritrovano davanti alla tv a sgranare gli occhi davanti ad un volto ormai “familiare”, al suo gesticolare quasi ipnotico e al suo parlare pacato mentre ci racconta di uomini e cose di epoche lontane.
Guardando dall’alto quella sala si poteva cogliere in maniera quasi tangibile, il bisogno che ancora tutti noi, indipendentemente da chi siamo e cosa facciamo, abbiamo di ascoltare delle belle storie, ancora più quando queste storie raccontano di scoperte, stimolano la nostra curiosità e hanno a che fare col nostro passato: immancabilmente, tutti, ci ritroviamo proprio come dei bambini con occhi e bocche spalancate…
Molti ci hanno chiesto se abbiamo un’associazione e dove facciamo attività didattiche. Ci piacerebbe essere dovunque ma non ci è possibile. Stiamo lavorando sulla capacità dell’ubiquità, ma per ora siamo sparsi per l’Italia. Il nostro luogo di incontro è la rete, dove ci siamo conosciuti e dove abbiamo maturato l’idea di far nascere questo blog. E ci piace pensare che le nostre storie viaggino nell’etere per raggiungere tutti quelli che sanno cercarle. Questo è quello che vogliamo fare: raccontare l’archeologia come fosse il più grande libro di storie mai scritte e provare a dare voce e visibilità a chi quotidianamente si occupa di fare dell’archeologia. Questo è il gioco forse più emozionante e divertente a cui i bambini possano partecipare.
Vivo a Siena, una città in cui è impossibile non essere circondati dalla storia. Non volevo fare l’archeologa fin da piccola, ma credo di averlo capito al momento giusto.
Ho legato il mio cuore a siti speciali in cui ho avuto e ho la fortuna di lavorare e sono un discreto topo di biblioteca. Ma una delle cose che preferisco fare è condividere le storie che leggo nella terra con i bambini: occhi trasparenti e domande spontanee mettono a nudo l’archeologia e non ammettono risposte vaghe!
Comment here