Tocca a me inaugurare un nuovo anno per Archeokids e per farlo ho deciso di cominciare il 2015 con una storia che trova le sue origini in un tempo lontanissimo, nel sesto secolo avanti Cristo, e che è ambientata in Puglia, a Noicattaro per la precisione (l’antica Noja), in quella che all’epoca era la terra dei Peucezi.
Questa storia l’ho scritta qualche tempo fa per il progetto di una app – Living Heritage – destinata alla fruizione e alle connesse attività didattiche del museo archeologico di Santa Scolastica a Bari, ancora in allestimento. Il corredo della tomba del guerriero di Noicattaro, composto da oggetti ceramici e armi in bronzo di straordinario valore artistico, costituirà uno dei set di reperti più prestigiosi della futura e ricca collezione museale, dopo anni finalmente restituita al godimento di tutti i cittadini.
Per raccontare la storia della tomba del guerriero di Noicattaro e dell’archeologo, Michele Gervasio, che la scoprì nei primi del Novecento, ho scelto di farlo a partire dalle voci dei diretti interessati. E se vestire i panni dell’archeologo e rivivere l’emozione di una scoperta a dir poco unica non è stato poi così difficile, ben più insolito per me è stato immedesimarmi in un guerriero che con la morte perse tutto quello che aveva: affetti, successi, gloria. Ma si sa, ciò che davvero serve per costruire una storia, anche se tessuta a partire da fatti storici, non è tanto la conoscenza certificata e minuziosa degli stessi, ma la capacità di reinventarli e restituire loro nuova vita attraverso la fantasia e l’immaginazione.
(Le tavole sono di Francesca Giannetti, archeologa e illustratrice)
Buon anno!
È un corteo affollato e silenzioso quello che percorre lentamente il sentiero che conduce verso la collina che sovrasta Noja. Ci sono tutti: la sposa amata, le ancelle e i servi fedeli, l’amico d’infanzia e compagno di avventure e battaglie, gli abitanti del villaggio. Si celebra il funerale di un guerriero. La sua tomba sarà ritrovata il 16 maggio 1905 dall’archeologo Michele Gervasio.
Il corteo funebre
Siamo nel pieno della primavera del 550 avanti Cristo, eppure c’è qualcosa di sbagliato nella bellezza del cielo. La luce calda e i colori vivi di questa giornata contrastano con il dolore dei volti e i gemiti delle donne. Oggi è il mio funerale. Sono io quello disteso sul letto funebre che trasportano a spalla i servi. La mia giovane età e la mia forza nulla hanno potuto contro il volere degli dèi. Sono morto sul campo di battaglia con dignità e onore, come si conviene ad un capo-villaggio. Tutto è cessato: la gloria, il potere, la ricchezza, l’amore…
La mia sepoltura
Hanno scavato per me una fossa e costruito un sarcofago. Mi dispongono con cura al suo interno, reclinato su un fianco, come se dormissi. Accanto a me il cinturone, le lamine dell’armatura e le armi, le stesse che più di una volta mi hanno procurato la vittoria, ma che nella battaglia decisiva della mia vita non mi hanno risparmiato la morte. Sento l’odore degli incensi, il tintinnio dei vasi, il pianto strozzato delle donne. Danno un banchetto in mio onore, qui, nel luogo della mia sepoltura. È il loro modo di dirmi addio, di augurarmi una vita migliore nell’aldilà.
Silenzio
E poi più nulla, silenzio. Sono solo, chiuso nel mio sarcofago e circondato da vasi, armi e oggetti preziosi. Nulla ha più valore del tempo che passa inesorabile e si deposita sulla mia tomba. Aspetto. Prima o poi arriverà qualcuno capace di ridarmi la vita.
E poi, un giorno, arriva l’archeologo
“Piano con quella lastra! Non vedete che è fratturata? Fa attenzione con quello scudo! È estremamente delicato! Dobbiamo passare a rimuovere gli oggetti nella tomba e l’inumato”. Che scoperta straordinaria! Doveva sicuramente trattarsi di un capo-villaggio, un personaggio illustre e potente. I bronzi dell’armatura provengono dalla Grecia, da Corinto forse, come la maggior parte dei vasi d’altronde. La lavorazione è troppo accurata perché possano essere stati prodotti qui. E questa è l’ennesima prova che i contatti con la Grecia erano attivi e vitali nel sesto secolo: qui si acquistava grano e si costruivano nuovi insediamenti. Di lì giungevano ceramiche e oggetti in bronzo. Due culture che si mescolano e si arricchiscono.
Dallo scavo al museo
Lo scudo, le lamine, il cinturone, il bracciale sono eccezionali! Interamente in bronzo e decorati a sbalzo! Oggetti degni di un grande guerriero. Forse avrà voluto paragonarsi ai più famosi eroi greci, magari gli stessi che compaiono nelle decorazioni delle lamine: Eroe, Teseo, Achille. Chissà che emozione e che motivo di vanto combattere con addosso un’armatura del genere, sarà bastato indossarla per sentirsi invincibile! Ed altrettanto unico e ricco è il corredo ceramico. Non capita tutti i giorni di ritrovare una tomba del genere, posso dirmi soddisfatto!
Questi oggetti vanno esposti in un museo appena possibile, non possono restare chiusi in qualche deposito. Tutti devono conoscere la storia del guerriero di Noicattaro!
Mi chiamo Giovanna e vivo in Puglia. Ho sempre avuto le idee molto chiare: a 8 anni sapevo già che avrei fatto l’archeologa. Per anni mi sono divisa tra gli scavi e montagne di mattoni, tegole e coppi. Chissà, forse sono fatta un po’ di argilla…
Poi, ho capito che dovevo raccontare l’archeologia ai bambini e dare un senso, una prospettiva al mio lavoro. E allora ho scoperto una cosa fondamentale: le storie sono l’unica cosa che ci lega al passato e al futuro e che nessuno potrà mai portarci via.
Comment here