L’intervista di oggi è rivolta a Mariarosaria Barbera, Direttore del Parco Archeologico di Ostia Antica, alle porte di Roma, una delle aree archeologiche più estese e belle d’Italia, ideale per chi vuole immergersi nelle atmosfere di un’antica città romana. Il Parco comprende anche l’area dei Porti di Claudio e Traiano dove, da qualche anno, è attivo il progetto didattico Navigare il Territorio rivolto alla comunità locale e in particolare alle scuole.
Il progetto, promosso dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, dagli Aeroporti di Roma, dall’Ente Parco, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo in collaborazione con la Città di Fiumicino e con la Rete scolastica “Progetto Tirreno – Eco-Schools” di Fiumicino, propone corsi specifici, attività, laboratori e uscite sul campo per consentire ai più giovani di conoscere meglio il proprio patrimonio e assumere nei confronti di esso un’azione di responsabilità che si traduca, col tempo, in impegno civile e culturale per la sua difesa.
Tra le iniziative future del Parco, in previsione dell’anniversario delle prime rappresentazioni svoltesi nel Teatro antico nel 1922, c’è anche l’attivazione di un corso di teatro per i più piccoli basato sulle opere dei due commediografi latini Terenzio e Plauto. Ve l’immaginate? Un teatro antico animato dalle voci dei bambini di oggi. Quando antico e moderno si incontrano accadono cose meravigliose.
Buon lavoro alla Dott.ssa Barbera e a tutto lo staff del Parco!
Perché è importante incrementare la visita ai musei per i bambini e le famiglie?
Per il Parco è importante che le giovani generazioni si affezionino all’arte e alla cultura; vorremmo che i nostri figli capissero fin da subito quali siano i costi di tempo, denaro e fatica necessari per salvaguardare il nostro sterminato patrimonio. Non è un caso che tra gli obiettivi statutari dell’Istituto ci sia la disseminazione delle conoscenze nella forma più inclusiva e partecipativa possibile, ai fini di istruzione, educazione e diletto. La nostra ambizione è quella di formare il cittadino di domani dal punto di vista non solo culturale, ma anche etico, in un momento storico complicato come quello in cui viviamo. Si tratta in sostanza di un ideale passaggio di staffetta, nel quale passiamo alle nuove generazioni i valori che ci hanno spinto a intraprendere questa professione, valori che dovrebbero essere comuni a tutti.
Quali attività o progetti didattici propone il Parco Archeologico di Ostia antica per queste utenze?
Oggi il Parco si impegna a offrire sette tipologie di laboratori didattici per la scuola primaria, che coprono il periodo di bella stagione tra febbraio e giugno. I nostri funzionari e i nostri collaboratori accompagnano i ragazzi a conoscere il Parco con visite guidate tematiche, per esempio sull’alimentazione o sul commercio, che si concludono con giochi e attività pratiche e fissano così nella memoria il ricordo dell’esperienza svolta. Quest’anno abbiamo potuto offrire circa 50 laboratori, coinvolgendo in totale un migliaio di studenti provenienti da Ostia e dal suo territorio. Inoltre abbiamo avviato la sperimentazione di nuovi laboratori incentrati sulle attività pratiche, come la realizzazione dell’affresco nell’antica Roma, l’impasto di piccole pagnotte da cuocere poi a casa o l’estrazione di pigmenti naturali dalla frutta e dalla verdura. Ci sembra essenziale che in ogni laboratorio didattico si riceva un piccolo dono, per esempio un quadretto affrescato o un diploma di partecipazione; in questo modo si premia l’attenzione e la partecipazione del bambino, invogliandolo (speriamo) ad approfondire la conoscenza di quanto ha visto nel Parco.
Ma non ci rivolgiamo solamente alle classi scolastiche, abbiamo un’attenzione particolare anche verso le famiglie con bambini, per le quali organizziamo laboratori didattici gratuiti nei fine settimana, collegandoli a eventi significativi per il Parco come le Giornate Europee del Patrimonio o le Giornate dell’Archeologia. Quest’anno siamo stati particolarmente soddisfatti per aver riproposto dopo anni il progetto “Piccoli Ciceroni” presso il Castello di Giulio II, un gioiello di architettura rinascimentale gestito dal Parco. I ragazzi delle medie della scuola Fanelli-Marini di Ostia hanno studiato da guide turistiche e hanno poi illustrato ad altre classi ciò che avevano imparato sul Castello, durante una visita guidata. Inoltre abbiamo avuto il piacere di ospitare nel teatro di Ostia antica, in occasione della Festa della Musica, il concerto della Rete Regionale Flauti Toscana, un ensemble di centinaia di giovani flautisti che hanno ammaliato i visitatori con musiche rinascimentali.
Quali sono i progetti futuri?
Attualmente stiamo lavorando per incrementare la nostra offerta di laboratori; l’anno prossimo puntiamo a offrirne circa 80, diversificando ulteriormente i percorsi didattici grazie all’ausilio di nuovi collaboratori. Per esempio stiamo pensando a un percorso sulla storia dell’evoluzione umana, uno sulle antiche specie arboree del territorio e uno sull’archeozoologia, da condurre anche con reperti ossei e calchi di crani preistorici. Inoltre si avvicinano le celebrazioni della prima rappresentazione moderna nel teatro di Ostia, che si è tenuta nel 1922 e nella quale recitavano i bambini delle scuole locali. In previsione di questo appuntamento introdurremo dal prossimo anno un laboratorio teatrale per i più piccoli, in gran parte basato sulle opere di Terenzio e di Plauto, nonché un laboratorio che ci permetterà di rievocare la giornata tipica dello studente nell’antica Ostia. Infine, ma siamo ancora nel campo delle ipotesi, il Parco ha intenzione di promuovere ulteriormente gli aspetti naturalistici del territorio con la creazione di un orto didattico e di laboratori sul peculiare ecosistema tiberino presso la città antica.
Quale è il monumento o l’edificio che più di altri attira l’attenzione dei più piccoli all’interno del Parco?
Il Parco è una continua scoperta per i più piccoli, che rimangono affascinati a ogni angolo dagli straordinari monumenti di Ostia. In base alla nostra esperienza, sappiamo che i più piccoli sono attirati dal racconto, dal modo in cui si spiega il singolo monumento; quando improvvisamente si rendono conto della distanza temporale che li separa dagli antichi abitanti di Ostia, cominciano a fare mille domande sulla vita quotidiana e sull’aspetto che doveva avere la città antica. In particolare riscuote sempre grande interesse il thermopolium sulla Via di Diana, un “bar” dell’antichità che un vistoso restauro del secolo scorso ha trasformato in una scenografia quasi cinematografica, dove i bambini (e gli adulti) si sentono proiettati nel passato. Certamente colpiscono gli spazi pubblici della città, come il Foro e il Teatro, ma incuriosisce anche la scoperta delle domus e dello stile di vita degli antichi ostiensi. Se al termine della visita siamo riusciti a mantenere viva la curiosità dei ragazzi, magari per ore, sentiamo di aver raggiunto il nostro scopo.
Il Parco archeologico comprende al suo interno anche l’area dei Porti Imperiali di Claudio e di Traiano, alla quale è associato il progetto “Navigare il Territorio” che propone un fitto programma di attività e laboratori didattici e naturalistici per bambini e ragazzi. Qual è sinora il bilancio di questa esperienza?
Devo dire che si tratta di un bilancio molto positivo; grazie a questa iniziativa, promossa dal Parco in collaborazione con la Fondazione Benetton, l’area di Portus in pochi anni ha raggiunto e superato i 20 mila visitatori, in gran parte famiglie con bambini. Alle famiglie e alle scuole piace la formula proposta, nonché lo straordinario valore naturalistico che l’area può offrire; gli interminati spazi dell’antico Portus Romae ci consentono di svolgere in tutta sicurezza quelle attività all’aperto che in un sito densamente popolato di resti archeologici come Ostia antica sono meno agevoli da realizzare, come ad esempio lo scavo simulato, il birdwatching e la caccia al tesoro.
Ci può raccontare un aneddoto o una breve storia della sua infanzia relativo al suo rapporto con i musei e l’archeologia?
Si tratta di un ricordo personale che racconto con piacere. Era l’estate del ’62, avevo appena compiuto sette anni e i miei genitori mi regalarono un’enciclopedia per ragazzi, “Il mio amico Garzanti” in 6 volumi; tra questi tomi mi colpì particolarmente “Miti, leggende e fiabe”, che passai l’estate a leggere avidamente, venendo in contatto per la prima volta con la fascinazione della mitologia greco-romana. Domandai quindi a mio padre quale mestiere mi avrebbe consentito di studiare il mondo antico, e lui rispose semplicemente “Il mestiere dell’archeologo”. Decisi perciò di seguire quella strada e devo dire che, malgrado difficoltà e delusioni, non me ne sono mai pentita.
Ricordo poi che la mia “vocazione” fu confermata qualche anno dopo, alle medie, durante la visita al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, quando un rilievo greco con Persefone, Demetra e Trittolemo colpì in modo indelebile la mia immaginazione. Anche per questo penso che la prima visita a un museo sia particolarmente importante, non solo per chi desideri diventare archeologo, ma per chiunque voglia mantenere viva la curiosità e l’elasticità mentale dell’infanzia nel corso degli anni.
Mi chiamo Giovanna e vivo in Puglia. Ho sempre avuto le idee molto chiare: a 8 anni sapevo già che avrei fatto l’archeologa. Per anni mi sono divisa tra gli scavi e montagne di mattoni, tegole e coppi. Chissà, forse sono fatta un po’ di argilla…
Poi, ho capito che dovevo raccontare l’archeologia ai bambini e dare un senso, una prospettiva al mio lavoro. E allora ho scoperto una cosa fondamentale: le storie sono l’unica cosa che ci lega al passato e al futuro e che nessuno potrà mai portarci via.
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