In un pianeta assai lontano dalla Terra, di nome Ciribob, vivono strane creature animali dal manto giallo e il collo lungo: i Boffi. Se li si osserva con attenzione, ci si accorge che non sono tutti uguali e che ogni esemplare è differente dall’altro: c’è chi ha le zampe più lunghe, chi il manto peloso più folto e tendente all’arancione, chi il collo più slanciato.
Un tempo in realtà, assai indietro nei millenni, i Boffi erano completamente diversi, blu e con il collo attaccato al corpo, praticamente inesistente.
Che cosa è successo allora? Perché sono cambiati e perché sono assai diversi l’uno dall’altro?
Il quesito, sviscerato sotto forma di racconto in rima, è al centro del libro di Jonathan Emmett ed Elys Dolan Perché noi Boffi siamo così?, pubblicato in Italia da Editoriale Scienza.
Un quesito, a dispetto del carattere fantasioso e leggero della storia narrata, tutt’altro che irrilevante e che ha invece a che fare con la scienza e precisamente con la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin.
Molti anni indietro, sempre sul pianeta di Ciribob, c’erano Boffi di colore blu, alcuni con il manto corto, altri con il pelo lungo. Questi ultimi, che mal sopportavano il caldo e boccheggiavano sotto il sole, furono tuttavia gli unici a sopravvivere quando un improvviso calo delle temperature e incessanti nevicate trasformarono il pianeta di Ciriribob in un paesaggio innevato, di tanto in tanto cosparso di ciuffi di erba gialla. Così, quando il gelo finì e la cucciolata successiva arrivò, di Boffi con il pelo corto non c’era più nessuno e a quelli di colore blu se n’erano aggiunti altri di colore giallo.
Ma le trasformazioni erano tutt’altro che concluse; successivi cambiamenti climatici e l’arrivo di orrende creature predatrici costrinsero i Boffi a cambiare pelle e fisionomia, ad adattarsi all’ambiente pur di preservare la sopravvivenza della specie.
La storia dei Boffi, geniale nella sua lineare semplicità ed esemplificativa di ben più complesse trasformazioni delle specie animali, vegetali ed umana, consente ai bambini di approcciarsi in maniera divertente ad uno temi scientifici più difficili da spiegare, quello dell’evoluzione appunto.
La difficoltà maggiore di comprensione sta nel fatto che gli effetti di tale evoluzione non sono percepibili nel breve periodo e dunque facilmente osservabili in natura, ma si colgono solo a distanza di milioni di anni.
Charles Darwin formulò la sua teoria evolutiva grazie ad una brillante intuizione frutto tuttavia di una lunga osservazione sul campo, nelle isole Galapagos, e di un ancor più lungo e meticoloso studio e analisi dei dati raccolti. Secondo Darwin all’interno di ogni specie ci sono sensibili differenze tra un organismo e l’altro; alcuni di questi fattori sono ereditabili e consentono agli individui di generare più figli rispetto ad altri. Nel corso del tempo e delle generazioni a seguire, questi mutamenti diventano sempre più frequenti e determinano una maggiore possibilità di sopravvivenza di quelle creature che, in virtù di determinati fattori costituzionali, riescono meglio di altri ad adattarsi all’ambiente.
Il concetto di evoluzione naturale, per certi versi sfuggente e difficilmente traducibile in esempi concreti immediatamente verificabili in natura, diventa chiaro e accessibile per qualsiasi bambino grazie alla storia dei Boffi, ma ancor più grazie alle trame parallele nascoste nelle tavole dell’albo e che suggeriscono una doppia se non tripla e quadrupla lettura del libro.
L’avvertimento è nei risguardi che, presentando quelli che sono i protagonisti – piante e animali – della storia, sembrano voler indirizzare il lettore verso una lettura attenta e consapevole, capace di spaziare dal testo all’immagine e di cogliere in quest’ultima tutto quello che le parole non dicono.
Sicché in questa stretta interanimazione tra testo e illustrazioni, c’è da un lato la vicenda dei Boffi, narrata in rima nel testo e in primo piano nelle tavole, e ci sono poi altre storie evolutive ‘minori’ coglibili solo ad uno sguardo attento ai particolari.
Così ad una lettura successiva, fatta solo per immagini, ci si accorge che anche gli sbafotti, animali sempre affamati molto simili ai nostri topi, sono cambiati nel tempo e con essi gli zacchere e le crancide assassine, costantemente in lotta le une con le altre, per non parlare dei pallocchi, strani esseri metà pianta e metà animale, che hanno imparato ad arrampicarsi sui rami degli alberi pur di sfuggire ai predatori.
A fine libro, una doppia tavola riassuntiva delle principali evoluzioni che hanno riguardato le specie animali e l’uomo sembra voler ricondurre la narrazione da un piano di fantasia a quello della realtà.
Siamo tutti il prodotto ultimo, nel senso di più recente, di una evoluzione e se è vero come è vero che con noi è cambiato e continuerà a farlo l’ambiente che ci circonda, c’è da presumere che tra milioni di anni saremo assai diversi da quelli che siamo oggi. Più bassi? Più alti? Con i tratti del viso deformati? Chi lo sa. Forse qualcuno potrà raccontarlo e magari scriverci un libro.
Quello che le storie riescono a fare è aprire un varco nella mente dei bambini e riempirlo di curiosità, novità, domande, desiderio di conoscenza. Forse a qualche bambino, a fine libro, verrà voglia di saperne un po’ di più su Darwin e sui suoi studi e di cercarsi altre storie o forse no.
Quel che è certo è che se il nome di Darwin probabilmente verrà dimenticato, la storia dei Boffi no. Il segreto per una buona divulgazione sta tutto qua: nella capacità di trasformare la conoscenza scientifica in un bagaglio di storie divertenti, allegre, accattivanti che facciano breccia nell’immaginazione dei bambini e aprano nuovi scenari della mente.
Perché noi Boffi siamo così?
I Boffi vivono su Ciribob, un lontano pianeta che somiglia molto alla Terra. Queste buffe creature oggi hanno un folto pelo giallo e un lungo collo affusolato, ma non sono sempre state così: un tempo non erano pelosi, avevano il collo corto ed erano blu! Come mai sono cambiati così tanto? Leggi la divertente storia in rima e scoprirai che la loro lenta trasformazione si chiama evoluzione, ed è un'avventura che riguarda anche te! Età di lettura: da 6 anni.
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Mi chiamo Giovanna e vivo in Puglia. Ho sempre avuto le idee molto chiare: a 8 anni sapevo già che avrei fatto l’archeologa. Per anni mi sono divisa tra gli scavi e montagne di mattoni, tegole e coppi. Chissà, forse sono fatta un po’ di argilla…
Poi, ho capito che dovevo raccontare l’archeologia ai bambini e dare un senso, una prospettiva al mio lavoro. E allora ho scoperto una cosa fondamentale: le storie sono l’unica cosa che ci lega al passato e al futuro e che nessuno potrà mai portarci via.
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