Grandi libri per piccoli archeologi

L’ultimo giorno di Pompei

Quel 22 ottobre la giornata si annunciava splendida. Solo poche minuscole nuvole volteggiavano dispettose, scompigliando l’uniformità del blu. E tutti, come sempre, erano impazienti di iniziare il nuovo giorno.

È l’alba di un nuovo giorno nella città di Pompei.

Tito, un ragazzino di buona famiglia, viene svegliato con decisione dal suo servo, di nome Ruben, proprio nel momento in cui sta sognando di tuffarsi su una meravigliosa cassata di mandorle ed albicocche. Un risveglio tutt’altro che piacevole, ma il dovere di scolaro impone il ritorno alla realtà.

Come ogni mattina, gli tocca scendere dal letto, lavarsi il viso con l’acqua fredda, fare colazione e prepararsi per la scuola.

I suoi genitori – Aulo Umbricio Scauro, un noto produttore di garum, la salsa di pesce tanto amata dai Romani, e Drusilla, donna appassionata di arte e filosofia – sono orgogliosi di quel figlioletto tanto diligente e dall’animo gentile. Non hanno alcun motivo di credere che Tito possa tradire la loro fiducia e cacciarsi in qualche situazione rischiosa. Eppure…

Tito è uno dei protagonisti del nuovo romanzo storico di Rosa Tiziana Bruno, L’ultimo gladiatore di Pompei. L’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., con le illustrazioni di Mauro Marchesi, Gruppo Editoriale Raffaello.

La passione dell’Autrice per la storia classica e in particolare per le vicende, apparentemente comuni, di uomini e donne di epoche lontane è già evidente in un altro libro che noi di ArcheoKids abbiamo avuto modo di apprezzare: La locanda di Asellina. Vita, misteri e cucina nell’antica Pompei.

Anche in questo caso il racconto di quella che sembrerebbe una giornata uguale a tante altre, e che si svolge per le strade della cittadina campana sorta alle pendici del Vesuvio, è animato da improvvisi colpi di scena, misteri, rocambolesche avventure, pericoli da sventare.

Grazie alla penna esperta e sagace della scrittrice, il dato storico si mescola perfettamente con quello di fantasia, regalando ai lettori un’immagine vivida e verosimile di quanto accadde in uno dei momenti più tragici della storia di Pompei: il giorno dell’eruzione nel 79 d.C.

I segnali di allarme c’erano tutti, ma i pompeiani non furono abbastanza accorti da coglierne la pericolosità, abituati com’erano “a sentir tremare la terra”. Eppure in quegli ultimi giorni prima della tragedia, le scosse di terremoto si erano ripetute con maggiore frequenza e l’acqua che sgorgava dalle fontane pubbliche era stranamente bollente. Ma nessuno aveva dato peso a indizi che, se opportunamente valutati, avrebbero forse potuto evitare una vera ecatombe.

L’Autrice, inoltre, indicando come data dell’eruzione un giorno dell’ultima decade di ottobre sembra abbracciare l’ipotesi, formulata a seguito della recente scoperta nel parco archeologico di Pompei di un’iscrizione a carboncino, secondo cui l’eruzione che seppellì la città vesuviana ebbe luogo ad ottobre, probabilmente il 24, e non nel mese di agosto.

L’iscrizione ritrovata recentemente a Pompei (fonte: bit.ly/2z4zy0D).

È in questo scenario di pericolo imminente e dalle atmosfere sospese e cariche di tensione latente che si svolge la vicenda che vede protagonista, oltre a Tito, la giovane e fiera Lucilla, appartenente ad una famiglia un tempo ricca e aristocratica e ora caduta in disgrazia.

Suo padre, Lucio Pompeo, è stato infatti costretto, per pagare i debiti contratti a causa della malattia della moglie, ad arruolarsi come gladiatore al seguito di un lanista, una sorta di procuratore sportivo ante litteram, che disponeva a suo piacimento della vita e della morte dei gladiatori della sua squadra.

Ma allenandosi a stretto contatto con altri gladiatori, Lucio Pompeo non può fare a meno di notare quanto inaccettabili siano le condizioni di vita dei suoi compagni e quanto sanguinari siano diventati, con il progredire del benessere dei cittadini dell’impero, i giochi gladiatori.

Per questa ragione decide di organizzare una rivolta e condurre i gladiatori alla conquista della libertà, evento che trova un fondamento storico nella celebre ribellione degli schiavi capeggiata dal gladiatore Spartaco nel 73 a.C.

Tito e Lucilla avranno un ruolo fondamentale nel progetto di sommossa ordito da Lucio Pompeo, i cui esiti finiranno per intrecciarsi tragicamente con la catastrofe che colpisce l’intera città nel momento in cui viene raggiunta da una pioggia incessante di cenere e lapilli.

Una pioggia offuscò d’improvviso il sinistro chiarore dell’aria, ma non erano gocce d’acqua, erano piccole pietre porose. I tetti delle case parevano offrirsi spontaneamente in sacrificio alla strana pioggia e i rami degli alberi si piegavano sotto il peso di quelle pietruzze cadute dal cielo […] Il sole si oscurò del tutto, lasciando il posto al buio. Il giorno era diventato notte.

Riusciranno i due ragazzi a sfuggire alla morte e a salvarsi? E che ne sarà del Trace, del Reziario, del Mirmillone e dello stesso Lucio Pompeo?

Il finale della storia lo lascio scoprire a quanti avranno il piacere di leggere il libro, a me preme qui sottolineare la ricchezza di insegnamenti e valori, disseminati tra le pagine con parsimonia ma senza retorica dall’Autrice, che dalla lettura se ne traggono.

Ciò che muove all’azione ciascuno dei personaggi del romanzo è la solidarietà che scaturisce dal riconoscimento dell’ingiustizia e della sofferenza altrui. Che si tratti di ribellarsi contro la violenza sanguinaria e gratuita degli spettacoli gladiatori o di combattere contro forze della nature oscure e misteriose che minacciano morte e distruzione, l’unica arma possibile per difendersi e resistere è l’amore e dunque la capacità di mettersi nei panni degli altri, accollandosi le sue pene.

Se scacciamo un padrone, al suo posto ne verrà un altro. Ma se impariamo ad amare avremo la vittoria per sempre. L’amore annulla ogni schiavitù perché fa dello schiavo il fratello del padrone. Credimi… questa è la vera rivoluzione.

Per amare occorre mostrare coraggio e determinazione, doti che non mancano, nonostante la giovane età, a Tito e Lucilla. E qui, ancora una volta e a ragione, l’Autrice sceglie di presentare agli occhi dei giovani lettori come personaggi positivi e volitivi, figure maschili e femminili, sottolineando come non sia la differenza di genere a determinare il livello di forza di un individuo.

È questa una scelta narrativa che sembra ridare dignità alle tante figure femminili dimenticate dagli storici, e rimarcare il ruolo che le donne hanno sempre avuto nello svolgimento e nella risoluzione di innumerevoli eventi storici.

Infine, il libro ha il pregio di proporre un racconto della fine di Pompei dal punto di vista di chi l’ha vissuta e non di chi l’ha scavata o studiata. Si è lì quando il cielo si oscura, i tetti crollano, i cittadini fuggono cercando disperatamente un riparo e il pathos, l’angoscia, la concitazione di quei momenti sono immediatamente percepibili.

Tuttavia, se non ci fosse stata l’eruzione del Vesuvio, la sorte di Pompei sarebbe probabilmente stata un’altra e la città non si sarebbe conservata così ‘piena di vita’, quella stessa vita vissuta che ha ispirato e ispira artisti e scrittori.

A fine libro, sono disponibili anche delle schede di approfondimento per saperne di più su quel che resta ed è visitabile oggi di Pompei e dei quiz con cui i piccoli lettori possono misurare la propria bravura storica.

Manca poco a Natale.

È tempo di stilare l’elenco dei libri da mettere sotto l’albero.

Io questo ce lo metterei di sicuro.

L'ultimo gladiatore di Pompei. L'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.

Book Cover: L'ultimo gladiatore di Pompei. L'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
Editions:Paperback: € 7,50
Pages: 140

Seguendo le avventure di due ragazzini, Tito e Lucilla, entriamo nella vita quotidiana dell'antica Pompei: dentro le case, a scuola, per strada, nelle botteghe. Età di lettura: dai 9 anni.

Published:
Publisher: Gruppo Editoriale Raffaello
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