Cari bambini,
sì sì, dico a voi! A tutti voi che nelle ultime quattro settimane avete poggiato i piedi sul campo di Vignale. Ho pensato di scrivervi qualche parola adesso che lo scavo è appena terminato e che siamo riusciti a rallentare i motori, a fermarci un attimo per riprendere fiato e a guardare indietro con calma a questo mese faticoso ma bellissimo.
Quando leggerete queste parole il cantiere sarà chiuso da nemmeno 72 ore e la sensazione che accompagna il nostro ritorno alla vita di tutti i giorni è… strana! Per un mese la nostra sveglia ha suonato quando ancora il sole stentava a far capolino “tra le spalle della notte” e arrivare sullo scavo al mattino, camminare in quel campo, significava arrivare sotto la tettoia della baracca con le scarpe bagnate di rugiada, significava tirare fuori gli attrezzi e poco dopo sentire il suono che ognuno di essi produce: una piccola orchestra sinfonica! E poi la routine, le giornate scandite da pochissimi momenti di pausa, tutti insieme intenti a far sì che il nostro “spettacolo” andasse in scena senza sbavature, senza intoppi e con successo.
Quella che si è appena conclusa è stata la mia decima campagna di scavo a Vignale. Si può dire che io e “lui” siamo cresciuti insieme e, lo ammetto, fa davvero impressione pensarci. È stata proprio una di voi che mi ha fatto notare questa cosa: quando mi ha detto che si ricordava di avermi già vista l’anno precedente e mi ha chiesto da quanto tempo scavassi lì, alla mia risposta: “Dal 2006”, ha ribattuto con un misto di entusiasmo e stupore: “Io sono nata nel 2006!”. In quel momento è stato come avere davanti a me l’incarnazione di tutto quello che la mia esperienza a Vignale rappresenta. Mi è tornato in mente quando tanti anni fa, uno dei primi bambini (che ormai oggi è adolescente) che era venuto con la scuola a farci visita, vedendoci al supermercato ancora in tenuta da scavo, diede di gomito alla madre dicendole: “Mamma, ci sono quelli che scavano lo scavo”.
Mi sono detta che probabilmente è troppo presto per fare un bilancio di queste quattro settimane. Dopotutto siamo a casa da meno di un giorno e siamo ancora settati sulle abitudini della vita da scavo. Certi dolorini alla schiena, gli sbadigli alle 10 di sera per via del sonno arretrato e i calli sulle mani ci suggeriscono che forse anche le emozioni sono ancora troppo fresche per poter essere comprese a pieno e raccontate, ma quel che è certo è che è stato un mese eccezionale. L’avevamo messo in conto dopo la scoperta, l’anno scorso, del grande mosaico e così è stato: l’entusiasmo e la curiosità attorno al nostro cantiere sono stati una costante quotidiana con quasi 2000 persone che hanno attraversato, proprio come voi, il cancello della nostra recinzione. Da chi quel campo ormai lo sente come suo e viene a farci visita come fossimo amici di vecchia data, a chi lo vedeva per la prima volta, italiani e stranieri, tutti spinti a fermare l’auto sull’Aurelia – un po’ come un tempo si fermavano i carri e i cavalli, ricordate? – per entrare e provare l’emozione di fare un salto indietro nel tempo.
Già prima ancora di partire il nostro calendario di appuntamenti era fittissimo di impegni e di incontri programmati! Pensate che i primi di voi sono arrivati sullo scavo dopo nemmeno quattro giorni da che il telone era stato rimosso! La ruspa era appena arrivata ad aprire una nuova area e il mosaico non era ancora stato disseppellito del tutto. Eppure che emozione vedervi arrivare, tutti in fila, con le vostre magliette arancioni, ancora belli abbronzati come si conviene ai bambini che vivono sul mare appena rientrati a scuola e con la consueta carica di sorrisi e curiosità. Il tempo di farvi le solite raccomandazioni perché tutto si svolgesse in sicurezza e farci saltare sui piedi per farvi capire che se indossiamo delle scarpe speciali con la punta rinforzata significa che c’è davvero la possibilità di farsi male. E poi via, tutti dentro, sotto l’occhio vigile del Nano intento a controllare che ognuno si comportasse secondo le regole.
Senza contare le due giornate di apertura e chiusura dello scavo e tolte altre due in cui la pioggia ci ha impedito di lavorare, i giorni effettivi di scavo sono stati 16. Le classi che ci hanno fatto visita sono state 19! Siete sicuramente più bravi di noi in matematica (e non è un caso che ogni mattina facessimo aggiornare ad uno di voi il nostro counter di visitatori), ma mai come quest’anno la vostra presenza è stata così massiccia e quotidiana. Insieme alla sinfonia degli attrezzi, in quei giorni sullo scavo risuonavano cori di voci che si mischiavano con le nostre in perfetta armonia.
Vi abbiamo raccontato le tante facce di Vignale; vi abbiamo mostrato i nostri strumenti del mestiere; vi abbiamo fatto usare quello strano aggeggio con la testa azzurra e le gambe gialle che spara un raggio laser per poi permetterci di disegnare lo scavo; vi abbiamo fatto setacciare la terra alla ricerca delle tracce più minute che possono aiutarci a ricostruire frammenti di storie; vi abbiamo allestito spazi ad hoc per fare ricognizione e raccogliere i reperti in superficie; vi abbiamo raccontato di oggetti particolari di cui nemmeno immaginavate l’esistenza; vi abbiamo recitato pezzetti di vita degli uomini del passato che in quelle stanze hanno davvero camminato… abbiamo provato a raccontarvi l’emozione che sta dietro al nostro mestiere.
Voi ci avete permesso di metterci alla prova: ci avete richiesto di dismettere per un attimo i panni dell’archeologo che tiene la testa china a terra per guardare i vostri occhi; ci avete a volte fatto sgolare e interrogare sull’efficacia delle nostre parole; ci avete costretti ad ingegnarci per far sì che quell’esperienza vi lasciasse qualcosa su cui costruire identità e coscienza, ma soprattutto ci avete regalato l’emozione del vostro sostegno. Un grazie speciale e doveroso va ai bimbi di Riotorto. Senza nulla togliere agli altri, anche quest’anno la loro vicinanza si è fatta sentire forte già nei giorni precedenti all’apertura ufficiale del cantiere ed è proseguita fino alla loro ultima visita sullo scavo in cui hanno coinvolto e trascinato – immaginiamo ormai senza alcuno sforzo – anche il resto della famiglia.
Vedere con quanto entusiasmo e naturalezza facciamo ormai parte della vostra quotidianità ci riempie di orgoglio e soddisfazione; senza tutto questo la musica che facciamo risuonare a Vignale sarebbe piatta e smorta. Noi invece abbiamo voglia di far sentire la nostra voce sempre più forte e di guardare avanti sempre più lontano, insieme a voi.
Tenete in caldo gli strumenti e le ugole, bambini, ci vedremo presto.
Grazie ancora ad ognuno di voi!
8 anni. Prima lezione di Storia. Una maestra speciale che m’incanta parlando della fine di Pompei e degli scavi che l’hanno riportata alla luce insieme alle storie dei suoi antichi abitanti. Quel giorno ho deciso che da grande avrei fatto l’archeologa.
E forse è per via di questo inizio che ancora mi trovo divisa tra la passione del fare ricerca sporcandomi le mani di terra e la consapevolezza che raccontare il nostro mestiere, soprattutto ai più piccoli, lo possa caricare di senso e di futuro.
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