C’era una volta una volpe che aveva fame.
Cammina cammina, trovò una vigna con grandi grappoli d’uva matura.
“Ecco il mio pranzo!” esclamò felice.
L’uva, però, era in alto e lei era piccola.
Fece un salto, ne fece un altro e un altro ancora; ma i grappoli continuavano a essere irraggiungibili.
Allora la volpe disse: “Ora che la guardo meglio me ne rendo conto: quest’uva è acerba e mi avrebbe certamente fatto venire il mal di pancia!”.
E se ne andò sdegnosa.
L’avete riconosciuta? È una delle più note favole di Esopo, lo scrittore greco vissuto tra VII e VI secolo a.C., ovvero la favola della volpe e dell’uva. Almeno una volta quand’eravamo bambini, l’avremo sentita raccontare e magari ci sarà anche capitato di leggerla, a nostra volta, ad altri bimbi e bimbe.
La sua popolarità è probabilmente la ragione per cui la troviamo all’inizio della nuova raccolta di favole di Esopo e Fedro, “Favole di animali”, a cura di Sara Marconi e con le più che mai loquaci illustrazioni di Attilio, pubblicata di recente dalla casa editrice Lapis.
Tra le favole raccolte ce ne sono molte altre che sicuramente conosciamo: “La volpe e la cicogna”, “La lepre e la tartaruga”, “La cicala e la formica”, e molte altre meno conosciute, come “Le capre barbute”, “La vipera e la lima” o “Il corvo malato”.
Lo schema narrativo è quello arcinoto: racconti breve in cui protagonisti sono gli animali che incarnano caratteri e tipologie umani con, in calce, sintetizzata in una frase lapidaria, la massima che se ne ricava e dunque un monito a prestare attenzione a quello che ci capita nella vita reale.
Vizi e virtù umani si disvelano favola dopo favola, fino a comporre una sorta di catalogo degli atteggiamenti e modi d’agire umani più ricorrenti; un bagaglio esperienziale ideale di cui far tesoro per poi agire nel migliore dei modi nelle situazioni quotidiane che ci ritroviamo a vivere.
La brevità e la semplicità e linearità della costruzione sintattica fanno delle favole dei testi adatti a delle prime letture in autonomia oltre che a dei momenti di lettura condivisa e, perché no, ben si prestano a delle mini-improvvisazioni teatrali che possano al contempo divertire e far riflettere i più piccoli.
Ma il vero punto di forza di questa raccolta è dato dalle illustrazioni di Attilio Cassinelli, alias Attilio, che corredano i testi. Attilio è un illustratore per l’infanzia di lunga data, ben noto per il suo stile geometrico ed essenziale che risente della sua iniziale esperienza nell’ambito della grafica pubblicitaria.
Le illustrazioni che impreziosiscono la raccolta in questione sono costituite da espressive e vivaci figure di animali, rese mediante linee e forme ben definite e campite di colore. Su tutti predomina il nero, utilizzato soprattutto per segnare gli attributi del viso (orecchie, naso, occhi, coda). Le figure, estremamente stilizzate, si stagliano poi sul bianco della pagina risaltando ancor di più all’occhio del bambino/a lettore o uditore e solleticando la sua immaginazione.
La perfetta costruzione della pagina, con in alto l’illustrazione e in basso le poche righe di testo, esprimono nel complesso una sensazione di ordine e pulizia dello spazio grafico.
Insomma, un bel libro da rileggere e collezionare – se per caso ci manca in libreria una raccolta delle favole di Esopo e Fedro – e sicuramente da regalare ai primi lettori e lettrici.
Mi chiamo Giovanna e vivo in Puglia. Ho sempre avuto le idee molto chiare: a 8 anni sapevo già che avrei fatto l’archeologa. Per anni mi sono divisa tra gli scavi e montagne di mattoni, tegole e coppi. Chissà, forse sono fatta un po’ di argilla…
Poi, ho capito che dovevo raccontare l’archeologia ai bambini e dare un senso, una prospettiva al mio lavoro. E allora ho scoperto una cosa fondamentale: le storie sono l’unica cosa che ci lega al passato e al futuro e che nessuno potrà mai portarci via.
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