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La letterina DA Babbo Natale

Sì, avete letto bene: “da”! Notizia incredibile! Per quanto super indaffarato, Babbo Natale – manco a dirlo, grandissimo fan di Archeokids – ha trovato il tempo per indirizzare a tutti i nostri piccoli lettori una lettera speciale in cui racconta ciò che nessuno meglio di lui conosce: la storia del Natale!

…a noi non resta che augurarvi buone feste!

 

Cari bambini,

o forse dovrei dire “cari archeokids”… Come saprete bene questi sono giorni molto impegnativi per me: anche quest’anno, sono stato completamente sommerso dalle vostre lettere! D’altronde il Natale si avvicina, le città si riempiono di luci, musiche e colori e scommetto che anche nelle vostre case fervono i preparativi: il presepe con tante statuine diverse, il muschio e le montagne di cartapesta… l’abete carico di palline colorate e la stella sulla punta… Ecco, già che ci siamo, bambini, ricordatevi di lasciare spazio intorno all’albero: non vorrei far cadere qualche soprammobile mentre tiro fuori dal sacco i vostri regali, poi chi li sente i vostri genitori!

Ma, bando alle ciance, non è per questo che ho deciso di scrivervi. Ho voluto fare per una volta uno strappo alla regola e mandare io a voi una letterina perché so che vi piacciono le storie e volevo raccontarvene una anche io. Che storia, direte voi? Beh, quale altra se non proprio quella del Natale? Siete pronti? Ecco, sì, mettetevi lì seduti accanto al vostro albero e ascoltate bene…

Perché sapete, il Natale ha una storia davvero particolare che viene da molto molto lontano. Vi avranno insegnato che in questo giorno, secondo la tradizione cristiana, si festeggia la nascita di Gesù, ma cari i miei piccoli archeokids, dovete sapere che in realtà per molto tempo il Natale è stato festeggiato nelle date più disparate (nei primi duecento anni, addirittura nei mesi di marzo, aprile o maggio!) e che la prima attestazione certa dei festeggiamenti celebrati il 25 dicembre si ha soltanto nell’anno 336 quando si cercò di organizzare un primo calendario liturgico. E perché scegliere proprio quel giorno, vi chiederete?

Bisogna dire che sono ancora molti gli studiosi che si interrogano su questo argomento, ma quel che è certo è che già da molto prima della nascita di Gesù, quel periodo dell’anno era considerato un momento particolarmente significativo da moltissime civiltà antiche. Come mai?

Chi di voi a scuola ha studiato le stagioni sa bene che poco prima di quel giorno, precisamente il 21 dicembre si ha il cosiddetto “solstizio d’inverno”. Dovete sapere che “solstizio” è una buffa parola che deriva dal latino e che significa “Sole fermo”. Avrete fatto caso anche voi che in questo periodo dell’anno le ore di luce sono molte meno rispetto a quelle di buio; dopo il solstizio, invece, si ha come un’inversione di tendenza e le giornate ricominciano lentamente ad allungarsi: è come se il Sole nascesse nuovamente e col passare dei mesi si rafforzasse fino a “rubare” sempre più ore alla notte, a “vincere” su di lei.

Gli uomini del passato, abituati a vivere secondo i ritmi naturali del tempo e delle stagioni erano particolarmente attenti a questo tipo di fenomeni legati ai cicli del Sole. Questo accadeva già in epoca preistorica, pensate un po’! Noi lo sappiamo perché esistono moltissimi siti archeologici in cui si può osservare come in passato si siano costruite determinate strutture in modo da far penetrare la luce solare in punti precisi e in momenti precisi dell’anno (avrete mai sentito parlare di Stonehenge o del tempio di Abu Simbel in Egitto? Solo per citare alcuni casi famosi).

Insomma, i riferimenti al Sole nelle civiltà antiche sono davvero tanti e diffusi e molte sono le divinità ad esso collegate, proprio in quanto elemento naturale benefico. Le ritroviamo un po’ ovunque: dalla civiltà babilonese a quella egizia, dai Celti agli Inca, dall’antica Grecia a Roma… Proprio nell’antica Roma, dovete sapere che il periodo che andava dal 17 al 23 dicembre era quello dedicato ai Saturnali, una festa non a caso di origine contadina e legata ai cicli naturali, in onore di Saturno, dio dell’agricoltura, durante la quale avvenivano scambi di doni e sontuosi banchetti. Vi ricorda qualcosa?

Più tardi poi, nel 274 con l’imperatore Aureliano, si iniziò a festeggiare anche il Dies Natalis Sol Invicti, ovvero la nascita del Sole Invitto, divinità spesso associata al culto orientale di Mitra.

Bassorilievo raffigurante Mitra al centro e il Sol Invictus a sinistra, Musei Vativani (fonte: wikimedia.org)

 

Ricordate quel calendario liturgico del 336 di cui vi ho parlato poco fa in cui il 25 dicembre veniva indicato come giorno della nascita di Gesù? Ebbene, qualche anno più tardi, nel 354, ritroviamo quel calendario citato in un altro documento in cui al 25 dicembre è associata anche, indovinate un po’… già, proprio la festa del Sol Invictus!

Non c’è poi così tanto da stupirsi, sapete? Il cristianesimo d’altronde si inserisce in un mondo in cui la religiosità aveva da tempo attribuito significati specifici a tutta una serie di simboli e di elementi naturali; introdurre in questo panorama la figura di Gesù, presentarlo come portatore di una nuova luce benefica che si contrappone alle tenebre, non poteva che implicare il dover fare i conti con i simboli che erano già familiari agli uomini del tempo.

Mosaico di III secolo della Necropoli Vaticana. L’ipotesi avanzata è che si tratti di una raffigurazione di Gesù nelle vesti del dio-sole Apollo-Helios/Sol Invictus alla guida del carro (fonte: religionfacts.com)

Ma come vi accennavo all’inizio, il nostro Natale moderno ha continuato anche in tempi più recenti ad assimilare tradizioni diverse e, ebbene sì, anche io ne sono una prova! La mia personale storia trae origine dal vescovo Nicola, vissuto tra il III e il IV secolo nell’attuale Turchia. Sono molte le leggende legate a San Nicola e attraversano, come sempre accade, i secoli e le civiltà. A partire dal Medioevo la sua figura è particolarmente legata ai bambini e ai doni, al punto che il 6 dicembre, giorno dei suoi festeggiamenti è ancora oggi in alcuni paesi celebrato con un tradizionale scambio di regali. Io nasco proprio da lì, dalla storpiatura del nome San Nicola in Santa Claus e dalla fantasia di Clement C. Moore che nel 1822 mi ha regalato… queste vesti, diciamo così!

 

E giunti a questo punto non posso non raccontarvi di quell’abete che avete lì accanto. L’usanza di addobbare l’albero, a dire il vero, non ha nessun legame con la tradizione cristiana, ha invece origine nel nord Europa, tra i Celti e i Vichinghi che celebravano così il solstizio d’inverno: la scelta ricadeva su un albero sempreverde che simboleggiava la continuità della vita a dispetto della stagione fredda. Anche le palle colorate, inizialmente rimandavano a questa immagine di prosperità perché rappresentavano i frutti.

E il presepe? Ebbene, ecco qualcosa che ha davvero a che fare con la tradizione cristiana anche se tra tutti i simboli del Natale è forse quello più “recente”. Sembra infatti che il primo a costruire un presepe sia stato proprio San Francesco nel 1223 a Greccio.

“Il presepe di Greccio”, affresco attribuito a Giotto nella Basilica superiore di Assisi (fonte: wikimedia.org)

Accidenti! Ma è tardissimo! Piccoli archeokids, vi devo proprio salutare, ho ancora qui una montagna di letterine da leggere. Spero che questa storia vi sia piaciuta ma soprattutto spero che vi sia servita per capire come andando a scavare nel tempo, anche ciò che spesso diamo per scontato si riveli invece ricco di sorprese. E che i motivi per festeggiare il Natale possono essere tanti e condivisi al di là di una specifica religione…

Voi intanto fate i bravi e aspettatemi, eh! A prestissimo!

Il vostro,

Babbo Natale

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