Quando a scuola o a casa vi dicono: “leggiamo”, cosa vi viene in mente? Pensate subito: “Che bello adesso leggo un racconto di avventura con i miei personaggi preferiti!”, oppure: “Uffa, non voglio stare seduto a sfogliare quel libro noioso, preferirei andare a giocare!”Di solito quando si parla di lettura o di leggere, si crede di dover posare gli occhi su parole scritte che messe insieme ci raccontano una scena, ci descrivono un paesaggio, ci parlano di mondi lontani.
La verità è che non sono solo le parole scritte ad avere un significato preciso, ma lo hanno anche certe immagini e per questo motivo possono essere lette anche loro.
Mettiamo che leggiate la parola “casa”, immediatamente pensate a quell’edificio con tetto, porte e finestre dove tutti noi viviamo. Giusto? Bene. Se osservate sul libro di scuola la fotografia di un papero bianco, penserete che si tratta di un animale buffo con un becco arancione e largo, nulla di più. Vero?! Ma se vedete il disegno di un papero bianco, che indossa una blusa e un berretto da marinaio blu con un bel fiocco rosso, non penserete che sia un simpatico animaletto, ma capireste subito che si tratta di Paperino, lo sfortunato e imbranato nipote di Zio Paperone. Questo succede perché avete correttamente letto l’immagine del papero pasticcione, osservando attentamente le sue caratteristiche distintive.
Le immagini sono quindi un altro modo per narrare storie, personaggi e situazioni.
Avete mai visto un vaso antico? Avete notato che molto spesso su questi oggetti sono dipinte delle figure e delle scene?
Con un po’ di attenzione ai particolari e con un occhio attento, possiamo imparare a capire chi siano quei personaggi dipinti. Un elemento del vestito, un oggetto, un animale associato alla figura, ad esempio, ci può far capire quale divinità dell’Olimpo o quale eroe dell’antica Grecia è stato rappresentato su di una coppa o su di un piatto. Non ci credete? Vediamo insieme alcuni esempi.
Atena è la dea greca della saggezza, della sapienza e delle arti nobili della guerra ed è spesso accompagnata da una civetta. Non indossa mai abiti delicati e leggiadri come le altre fanciulle ma un’armatura e un elmo da vera guerriera. Non è mai stata bambina, perché è nata dalla testa del padre Zeus già adulta.
Dioniso è il dio greco del vino, solitamente viene rappresentato con una bella barba appuntita e circondato da tralci di vite. Sulla testa, incastrata tra i ricci scuri, indossa una corona di edera. Qualche volta stringe tra le sue mani un kantharos, un vaso un po’ strano con i manici a forma di orecchie da coniglio che serviva per bere la bevanda alcolica prodotta dall’uva.
Zeus è il padre degli dei e il re indiscusso dell’Olimpo. Anche lui, come Dioniso, ha una bella barba appuntita ma le due divinità non devono essere confuse. Un occhio scrupoloso si accorgerà che il padre degli dei ha spesso in mano delle folgori, cioè degli elettrici e pericolosissimi fulmini.
Eracle è un famoso e coraggiosissimo eroe greco. Gli eroi non sono degli dei e neanche semplici uomini, sono figli di una divinità e di un essere umano. Nella sua vita Eracle ha affrontato molti mostri e vissuto molte avventure. Si riconosce perché indossa sempre un mantello che è stato ricavato dalla pelle di un leone e perché le sue forti mani stringono una pesante clava di legno.
Hermes è il fidato messaggero degli dei. Riesce a coprire distanze lunghissime in pochissimo tempo. Ma come fa? Beh, anche lui è un dio e quindi ha delle capacità eccezionali, ma è anche grazie al suo abbigliamento speciale che riesce a sfidare gli animali e i mezzi più veloci. Se guardate bene Hermes indossa sempre un cappello e due sandali alati.
Molte volte capita che le immagini rappresentate su di un oggetto siano molto legate alla funzione e all’utilizzo dello stesso oggetto. Un po’ come quando sull’etichetta del flacone di bagno schiuma vengono stampate alcune bolle di sapone, oppure come quando c’è il disegno di una bella torta sulla confezione dello zucchero. Per gli archeologi sono informazioni molto preziose quelle che nascono dalla comprensione del rapporto tra immagine e oggetto.
Immaginatevi di essere degli archeologi che vengono dal futuro. Scavate e trovate un sacchetto di carta vuoto, accartocciato e strappato proprio nel punto in cui doveva esserci una scritta che indicava il contenuto. Come si fa a capire cosa doveva contenere quel sacchetto? Avrete bisogno di trovare e capire gli indizi che avete a disposizione. Il sacchetto è vuoto e rotto, ma vedete che sopra c’è il disegno di una bella spiga di grano e di pagnotte di pane fragranti. Il reperto che avete in mano, non potrebbe allora essere una confezione di farina?
Esistono molti vasi antichi come kylix, kantharos e oinochoe sui quali è stato dipinto Dioniso il dio dell’ebrezza e del vino. Non è un caso, perché questi vasi con i loro strambi nomi venivano utilizzati proprio per il consumo del vino. Oppure è possibile trovare la rappresentazione di un mito nel quale Afrodite è la protagonista indiscussa su di uno specchio di bronzo, così da sottolineare lo stretto legame tra la dea della bellezza e l’oggetto che serve per riflettere i nostri bei lineamenti.
Adesso facciamo un gioco!
Riuscireste a capire chi sono tutti i personaggi che vedete nelle fotografie qui sotto? I vostri occhi riescono a vedere e a leggere tutti i particolari? Sì, davvero? Bravi! Allora la prossima volta che visitate un museo o sfogliate un libro provate a capire chi sono quelle figure dipinte sui vasi o scolpite nel marmo senza leggere etichette o didascalie, vi sfido!
Io e l’archeologia non ci siamo amate fin da subito. Quando da bambina incontrai un’archeologa, capii che passare ore sotto al sole piegati, sporchi di terra e sudati non poteva fare per me. Ma come nelle migliori storie, gli amori più grandi nascono da scontri all’apparenza definitivi.
Da circa sette anni mi occupo di didattica, mi diverte molto cercare i linguaggi adatti e creare le esperienze giuste per coinvolgere i bambini anche i più scettici come lo era la sottoscritta tanto tempo fa.
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