Grandi libri per piccoli archeologi

Il tesoro sommerso del topo inventore

Il fascino irresistibile delle profondità dei mari ha da sempre spinto gli uomini ad escogitare i sistemi più astrusi per immergersi sott’acqua. Secondo un’antica leggenda, persino il re macedone Alessandro Magno, impegnato con le sue truppe nell’assedio della città di Tiro, si fece calare in mare all’interno di un’enorme campana di vetro in cui c’era ossigeno sufficiente per un paio di persone e che era provvista di oblò per ammirare i fondali marini.

Dipinto islamico di XVI secolo che rappresenta Alessandro Magno calato in mare in una campana di vetro.

Mille anni più tardi, all’incirca, Leonardo da Vinci avrebbe escogitato il modo per respirare sott’acqua con speciali campane piene d’aria, disegnato l’attrezzatura completa di un palombaro e progettato un sottomarino.

Agli abissi marini sono associate indissolubilmente le storie di viaggi conclusisi tragicamente, di città scomparse, di relitti affondati, di eroiche imprese ma anche di straordinarie scoperte archeologiche e dunque di realtà che riemergono dall’oscurità e dall’oblio e tornano prepotentemente a farsi vive.

E se qualcuno crede che protagonisti di tali avventure e imprese possano essere soltanto gli uomini, deve assolutamente leggere l’ultimo, straordinario, “luminoso” albo di Torben Kuhlmann, Edison. Il mistero del tesoro scomparso (Orecchio Acerbo Editore), e di certo finirà per ricredersi.

Fino a qualche giorno fa – mi tocca ammetterlo – non sapevo dell’esistenza di questo talentuoso illustratore tedesco, con una passione sfegatata sin da bambino per le macchine di tutti i tipi: aeroplani, treni, barche.

Sono bastate le due parole, racchiuse nello stesso titolo, ‘mistero’ e ‘tesoro’ – a dirla tutta, abbastanza invise agli archeologi ma pur sempre spie indiziarie di qualcosa di lontano nel tempo e nella memoria – ad accendere la mia curiosità e a spalancarmi le porte di un mondo narrativo strabiliante.

Come nei precedenti due albi dello stesso Autore, Armstrong e Lindberg (pubblicati dalla stessa casa editrice), protagonista della storia è un giovane piccolo topo, di nome Pete, che un bel giorno si presenta al cospetto di un vecchio e saggio professore universitario al termine della sua consueta lezione sulle grandi scoperte e invenzioni umane nell’Università dei Topi, nascosta dietro gli scaffali di una libreria.

Pete ha un segreto da svelare e una missione da portare a termine ed è convinto che solo l’anziano professore possa aiutarlo.

“Mi scusi, professore, avrei urgente bisogno del suoi aiuto…” fece timidamente. “Sono infatti alla ricerca di un tesoro”.

Pete racconta che un suo lontano antenato aveva attraversato l’Atlantico portando con sé un prezioso tesoro e, a riprova di queste sue affermazioni, mostra al professore un foglio spiegazzato scritto proprio dal suo bisavolo e conservato per generazioni dalla sua famiglia come una reliquia.

Quel pezzo di carta, come in una qualsiasi inchiesta che si rispetti o ricerca archeologica propriamente detta, rappresenta la prima traccia da cui prendono avvio le indagini e al contempo il primo pezzo di un puzzle che verrà ricomposto per intero solo alla fine.

Perché una traccia possa diventare prova e dunque mettere in moto la macchina investigativa, è necessario dimostrarne l’autenticità. Ed è proprio quello che fanno i due topi: frugando tra vecchi fascicoli e documenti ritrovano una foto che immortala decine di uomini partiti, molti anni prima, alla volta dell’America a bordo di una nave. E, sorpresa delle sorprese, in un angolino della fotografia, quasi indistinguibile ad occhio nudo, riconoscono l’antenato di Pete: un topo con dei “ridicoli baffi a manubrio, girati all’insù”.

Ma che fine ha poi fatto quella nave? E soprattutto, che ne è stato del bisavolo di Pete?

Il giovane topo è più che mai risoluto nel proposito di scoprire la verità e, nonostante le titubanze inziali, riesce a convincere ad affiancarlo nell’impresa anche il vecchio professore. D’altronde, come può tirarsi indietro colui che un tempo è stato il primo topo a mettere piede sulla Luna? E qui, il doppio richiamo è al precedente albo di Kuhlmann: Armstrong.

A partire da questo momento, la storia si fa ancor più incredibile e surreale, ma è allo stesso tempo costruita con una tale scientifica meticolosità da risultare quasi convincente.

Per calarsi nelle profondità dell’oceano, là dove la nave è affondata, i due topi hanno bisogno di un sommergibile e di attrezzatture che consentano di scendere molti metri sotto il livello del mare ed esplorare con sufficienti riserve di ossigeno i fondali. La ricerca della giusta soluzione procede per tentativi ed errori, tutti adeguatamente supportati da calcoli, studi ed esperimenti.

I risguardi, all’interno della copertina dell’albo, mostrano il catalogo completo delle strane macchine e dispositivi messi a punto dai due topi per esplorare gli abissi. Sembrano quasi i disegni dei sommergibili di Leonardo!

Il confine tra fantasia e scienza si fa, pagina dopo pagina, sempre più evanescente. Se al posto dei topi ci fossero gli umani, nessuno dubiterebbe dell’autenticità di quanto scritto.

Alla fine i due provetti inventori riescono a spuntarla. Non solo si immergono nel punto esatto in cui un tempo la nave era affondata, ma scoprono anche che il famigerato tesoro è addirittura collegato all’invenzione, ad opera di Edison, della prima lampadina della storia.

La cosa sorprendente di questo albo è che a dirla tutta non si tratta solo di un albo, ma anche di un silent book. Le apparenti lacune nella narrazione sono in realtà deliberate interruzioni nel racconto verbale risarcite adeguatamente con un suggestivo racconto per immagini.

La sequenza di tavole che sintetizzano i momenti salienti del lavoro dei due topi in un’officina di aiuto è un capolavoro di meccanica illustrata.

I colori seppiati delle foto di inizio Novecento, le prospettive mozzafiato, le atmosfere cariche di tensione emotiva dei fondali popolati da enormi creature marine o degli spazi desolati del relitto affondato, le lampade dei due topi sommozzatori puntate sui dettagli della nave catapultano il lettore in una narrazione cinematografica. La sensazione è quella di essere di fronte e dentro il maxischermo di un cinema e ad ogni pagina la curiosità cresce, la suspense aumenta.

I topi, protagonisti della storia, non sono affatto caricature animali dei corrispettivi umani, ma personaggi con piena dignità narrativa, animati, al pari dei più grandi esploratori ed inventori della storia, di passione, coraggio, determinazione, capacità di perseguire l’obiettivo fino al suo completo raggiungimento.

La scienza è il fil rouge che attraversa l’albo intero, dalla prima all’ultima pagina, ma è di fatto un pretesto per costruire una storia incredibile ma travolgente che fa appello alla componente più irrazionale della mente umana: quella che dietro l’ostacolo, oltre l’ignoto vede una possibilità di crescita e di scoperta.

Mi piace pensare che dietro l’ostinato proposito di Pete di calarsi nell’oscurità blu dell’oceano pur di conoscere il mistero del suo antenato, ci sia lo stesso intimo desiderio che accomuna tanti archeologi e archeologhe che nella terra e nei mari scavano e ricercano per restituire a noi tutti le pagine strappate dei libri della nostra storia.

EDISON. Il mistero del tesoro scomparso

Il mistero del tesoro scomparso

Book Cover: EDISON
Editions:Hardcover: € 16,57
Pages: 104

Alla ricerca di un tesoro perduto, due topi affrontano un pericoloso viaggio per raggiungere il fondo dell'oceano Atlantico... Un'avventura che ha il sapore del coraggio, della resistenza e dei grandi sogni.
Età di lettura: dai 6 anni.

Published:
Publisher: Orecchio Acerbo
Editors:
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