I post del lunedì

Il Palio invisibile

Il post del lunedì si scrive quasi sempre qualche giorno prima perché il fine settimana è spesso pieno di cose da fare e anche perché è come una pietanza che deve riposare un po’ di tempo per diventare buona ed essere offerta agli amici.

Di solito preferisco scrivere la mattina presto, ma questa volta sto scrivendo di sera, dopo cena. Una sera molto calda, con la finestra spalancata su un campo pieno di grilli che cercano di mandare a dormire le cicale che non smettono ancora di cantare.
E’ stata una giornata torrida e bisogna scrivere ora, perché altrimenti i pensieri evaporano con il caldo.
Ieri sera a quest’ora uno dei rioni della mia città, Siena, era in festa per la vittoria del Palio.

image
L’esultanza della Contrada della Torre (Fonte: sienagenda.it)

Dire in poche parole che cosa sia il Palio non è affatto semplice.
La lettura più “banale” è che si tratti di una corsa di cavalli all’interno di una piazza, la piazza del Campo, in cui ogni cavallo è montato da un fantino che corre con il giubbetto dei colori di una
delle contrade, ovvero i rioni in cui la città è suddivisa e che rimandano alle antiche corporazioni della Siena medievale: tintori, falegnami, vasai, pittori, maestri di pietra, banchieri, calzolai…

Questo a grandi linee è il Palio.

Ma il Palio è molto altro e molto di più.
Per molti senesi è un modo di essere, un groviglio inestricabile di sentimenti forti, una passione viscerale condita con un pizzico di follia che ti accompagna per tutta la vita.

L’abbraccio tra due contradaioli subito dopo la corsa del Palio fissato dall’obiettivo di Giulia Brogi (Fonte: Giulia Brogi Nuova Fotografia).

Ho visto anziani esultare e corrersi incontro e in quell’abbraccio li ho rivisti giovani e vigorosi e prima ancora bambini a giocare per le strade del loro rione in un tempo ormai lontano in cui per divertirsi bastava poco.

Il Palio è qualcosa che ti entra dentro da piccolo, un amore che non puoi spegnere nemmeno se per qualche motivo devi lasciare la tua città; è qualcosa che dura tutto l’anno e non solo nelle due date del 2 Luglio e del 16 Agosto in cui si dedica la vittoria alla Vergine protettrice di Siena.

Da un po’ di tempo lo guardo con gli occhiali dell’archeologo – quelle lenti speciali che mettono a fuoco le tracce che lasciamo nei nostri paesaggi e nelle nostre città –  e mi chiedo se mai, in un futuro lontano, qualcuno potrà ricostruire la complessità di questo fenomeno sociale attraverso  le sole tracce materiali che il Palio e i suoi protagonisti avranno lasciato ai posteri.

Certo, ci saranno i documenti scritti ad aiutare gli archeologi del futuro; fiumi di inchiostro sono stati scritti pro e contro il Palio di Siena: articoli di giornale, libri, poesie, saggi…
Ma se ci si dovesse affidare alle sola archeologia come si metterebbero le cose?
Il Palio lascia delle tracce che possono essere rilevate, analizzate eutilizzate per ricostruire tutto ciò che esso significa per i contradaioli e i cittadini senesi?

Ho provato a fare un breve elenco:

-fori e incassi nella pavimentazione della piazza: servono per montare la staccionata che delimita la pista riservata alla corsa;

Le staccionate di legno che delimitano la pista (Fonte: ilpalio.org)

-fori e incassi sui muri dei palazzi che si affacciano sulla piazza: servono ad ancorare i palchi di legno che vengono montati per creare delle specie di tribune da cui si può vedere la corsa;

-due incassi nella pavimentazione di dimensioni maggiori: servono a fissare a terra il meccanismo che regola la partenza dei cavalli che avviene con un canape, ovvero una specie di grossa corda tirata, che viene abbassata al momento della partenza;

Il meccanismo di tensione del canape (Fonte: wikimedia.org).

– fori e incassi nella pavimentazione antistante il Palazzo Pubblico: servono a montare il palco in cui trovano posto le comparse del Palio, ovvero i figuranti del corteo storico che sfila prima della corsa;

Il palco delle comparse (Fonte: flickr.com)

-fori e incassi nella pavimentazione all’imbocco di due vie di accesso alla piazza, rispettivamente alla Costarella e al Chiasso Largo: servono a fissare a terra i palchi di legno in cui salgono a vedere la corsa i capitani e i priori delle contrade;

-fori e incassi nella pavimentazione in corrispondenza della curva di S. Martino: servono per posizionare alcune barriere di protezione in una curva molto pericolosa.

Insomma, a dirla proprio tutta, il Palio visto dalle sue sole tracce materiali sembra solo un insieme di… buchi!
Sì, è vero, ci sono anche “gli oggetti” legati al Palio.

La comparsa della Contrada del Nicchio con i costumi storici, i tamburi, le armature e le bandiere (Fonte: ecomuseo.org)

Tamburi, bandiere, abiti ma non sono direttamente collegabili a quelle tracce che si osservano sulla piazza in cui si svolge la corsa, perché appartengono ai diversi rioni ed è lì che vengono custoditi. E lo stesso si può dire dei sostegni di ferro per sorreggere le bandiere sui muri dei palazzi che non è detto che si possano mettere in relazione diretta con la corsa.

Ricapitolando da bravi archeologi: reperti in ferro, frammenti di tessuto e legno colorati, fori e incassi… Tutto qui?
Se i Senesi lo sapessero!

E le emozioni che quella corsa suscita nel cuore dei contradaioli?
E i riti che circondano il Palio?
E le superstizioni e la cabala che ogni anno cercano di fornire un pronostico per la vittoria?
E i giochi di bandiere con la fatica e la concentrazione degli alfieri che sanno quel giorno di rappresentare tutto un popolo?
E le mani infuocate che rullano sui tamburi?
E i colori, i rumori della piazza e quel silenzio irreale che accompagna la mano del vigile urbano che reca la busta sigillata con l’ordine di partenza?

No, l’archelogia non basterebbe.

Le sole tracce tangibili e misurabili sul terreno non potrebbero nemmeno lontanamente restituire il mondo che pulsa dentro quella corsa. Si vedrebbero le cose, ovvero le staccionate e i palchi, ma probabilmente nemmeno un uomo, nemmeno un frammento della sua vita.

image
La gioia delle donne della contrada della Torre in uno degli scatti di Giulia Brogi (Fonte: Giulia Brogi Nuova Fotografia).

Quei fori e quegli incassi rilevabili su edifici e pavimentazione dentro una piazza potrebbero essere letti magari in maniera del tutto diversa: alla fine si tratta di arredi mobili in legno.

Vi è mai capitato di visitare qualche sito archeologico particolarmente ostico da comprendere, in cui la guida vi diceva che una stessa “cosa”, magari una stanza, poteva prestarsi a letture diverse?

“Una sala del trono, o un magazzino o una latrina…!”

Ci siamo fatti delle grasse risate una volta ad Aghia Triada a Creta leggendo questa frase nella guida che avevamo tra le mani insieme ad altri colleghi archeologi!

A volte non è facile nemmeno capire a che cosa serve un oggetto o a quali funzioni era riservata una stanza, figuriamoci comprendere tutto ciò che sta dietro la creazione e l’utilizzo di quell’oggetto o di quello spazio!

Quando ci rifletto, mi viene da pensare a quanti altri fenomeni del mondo antico noi archeologi riusciamo a ricostruire solo in una minima, a volte insignificante parte.

E, devo dirlo, mi sento addosso un grande senso di responsabilità.

Ciò che ci sembra di capire, ciò che scriviamo, ciò che raccontiamo è un pezzo di conoscenza che si sedimenta e magari si struttura e poi “diventa vero”, senza che chi ascolta o legge a volte possa
immaginare l’incertezza che c’è dietro l’interpretazione di una piccola evidenza.

Io so che cosa può stare dietro questo oggetto:

La pista dei barberi formato gigante allestita nella contrada della Torre (Fonte: contradadellatorre.net)

E’ una pista dei barberi, un gioco che i bambini senesi conoscono molto bene perché è legato proprio al Palio: i barberi sono i cavalli che corrono per le 17 contrade e sono rappresentati da altrettante palline di legno con i colori delle contrade. Tutti i bambini a Siena ne hanno un sacchetto!

image
I barberi delle contrade del Palio di Siena

La pista è una struttura solitamente in legno con una serie di curve a gomito in cui le palline vengono fatte scendere dalla partenza fino all’arrivo: la casualità che le fa incanalare nelle curve riproduce in qualche modo la corsa del Palio in cui anche la fortuna gioca un ruolo importante.

Ricordo una sera di tanti anni fa a cena in uno dei nostri borghi rurali toscani con alcuni amici: il loro bimbo non ebbe pace finché in una piazzetta non riuscimmo a ricreare una pista dei barberi molto artigianale perché lui si trascinava dietro il sacchetto e voleva giocare al palio…

E’ quindi solo perché conosco questo oggetto del mio presente che posso immaginare che cosa potesse stare dietro a questo oggetto del passato:

Una pista dei barberi di epoca antica conservata a Berlino, Musei di Stato (Fonte: herr-rau.de)

Sì, proprio una pista dei barberi di tanto tanto tempo fa, di quando il Palio di Siena non esisteva ancora: siamo nel V-VI secolo a Costantinopoli. E anche lì le corse di cavalli nel grande ippodromo erano molto amate: proprio in basso è rappresentata una scena con cavalli e aurighi in corsa.

Ecco che si affaccia quel senso di responsabilità… “corse di cavalli molto amate dalla popolazione”?
Solo questo?
Magari anche quelle non erano semplici corse, proprio come succede oggi a Siena.

Dietro l’atto di correre con uno o più cavalli con i colori di una delle fazioni significava molto più di quello che riusciamo a comprendere e appartenere ai verdi o ai rossi, era come oggi essere della Torre o della Selva o riconoscersi in uno schieramento politico.
Quello che per noi adesso è un bellissimo pezzo di marmo scolpito, con tanto di fori-trabochetto per inghiottire le palline ed escluderle così dalla corsa, ne avrà viste e sentite tante di storie.

Storie di giochi di bambini molto ricchi probabilmente, vista la qualità della materia prima e la raffinatezza della sua lavorazione.
Storie di vittorie sfumate all’ultima curva, storie di risse e litigi e di fantini (o aurighi) caduti o portati in trionfo, come si addice agli eroi che da sempre fanno sognare chi nei loro colori riconosce un pezzo della propria identità.

Comment here