È da poco uscito, all’interno della collana ‘Piccoli scienziati crescono” della casa editrice triestina Scienza Express, il volume Facciamo che eravamo archeologi, a cura delle due archeologhe Chiara Magrini e Lisa Zenarolla, con le illustrazioni di Agnese Baruzzi.
Che una casa editrice specializzata nella divulgazione scientifica decida di pubblicare un libro sull’archeologia, implicitamente dunque annoverandola nel solco delle scienze, è già una buona notizia. L’archeologo viene, per ammissione delle autrici e dunque avvallo dell’editore, considerato alla stregua di un inventore o di uno scienziato tout court, perché, come si legge nell’introduzione,
l’archeologo utilizza spessissimo strumenti scientifici per datare i reperti, per analizzare i materiali, per localizzare i siti. Poi perché si avvale di un metodo scientifico sia nella raccolta dei dati che nella loro elaborazione.
E se scrivere un libro sull’archeologia che faccia leva su temi quali il mistero, l’avventura o la scoperta sensazionale è di gran lunga più semplice e di sicuro di maggiore forza attrattiva per i lettori, grandi o piccoli che siano, decidere di ribaltare la prospettiva e provare a destare curiosità e interesse più che partecipazione emotiva sui risvolti scientifici del mestiere dell’archeologo, è molto più rischioso e complesso, ma non per questo impossibile. Chiara Magrini e Lisa Zenarolla ci sono riuscite benissimo e il loro essere, ancor prima che autrici, archeologhe dimostra ancora una volta (per chi non l’avesse capito) che gli archeologi possono essi stessi farsi abili narratori della loro professione, costruire storie attorno allo scavo, e a ciò che dallo scavo riemerge, capaci di far presa sui bambini e sugli adulti, comunicare le peculiarità, anche quelle più apparentemente inenarrabili e bislacche, del lavoro sul campo.
Il libro, che può essere letto dai bambini assieme ad un adulto e che ben si presta agli approfondimenti e alle attività scolastiche sul tema, a supporto o in alternativa ai sussidiari, si compone di 12 laboratori destinati ai bambini dai 7 agli 11 anni, da svolgersi in gruppo o singolarmente. I primi cinque laboratori sono dedicati alla metodologia archeologica e passano in rassegna tutte le fasi dello scavo archeologo, dalla scoperta con i suoi strumenti specifici allo studio; i tre successivi riguardano il trattamento dei reperti che precede la loro esposizione nei musei, mentre gli ultimi quattro prevedono la sperimentazione di tecniche e mestieri tipici degli antichi, come la lavorazione dell’argilla, il mosaico o la macinatura del grano.
Il filo rosso che unisce le schede laboratoriali è una storia che ha come protagonisti un bambino di 9 anni, Andrea, appassionato di videogiochi e dalla fervida fantasia, e la zia Marta, un’archeologa che ama portarsi il nipote in giro per musei e scavi e che non perde occasione di spiegargli tutto quello che sa sull’archeologia e sul mondo degli antichi. Ad avercela tutti una zia così, forse molti bambini crescerebbero con la convinzione che quello dell’archeologo è un lavoro necessario oltre che straordinario.
Ciascuno dei singoli episodi della storia di Andrea e la zia Marta preannuncia l’argomento trattato nelle schede didattiche; a seguire una serie di riflessioni e domande che stimolano l’approfondimento sul tema e che possono aiutare gli adulti o gli insegnanti a meglio preparare i bambini alla successiva fase laboratoriale, attraverso soprattutto un confronto costante con il mondo odierno. I laboratori sono assai semplici e facilmente riproducibili e mirano non tanto e non solo a divertire il bambino e così alleggerire il peso delle informazioni acquisite, ma anche a favorirne l’immedesimazione in un archeologo o in un curatore di musei o in un ceramologo o mosaicista.
Da sempre è attraverso il fare, lo sporcarsi le mani e il mettere in movimento e in azione i pensieri che si capisce meglio come funzionano le cose, che si intuisce la fatica e apprezza l’impegno di chi la sostiene quotidianamente. E i bambini più dei grandi amano sperimentare e mettersi in gioco, perché al gioco e al creare attribuiscono quel valore di scoperta e conoscenza che talora si dimentica o affossa sotto una coltre spessa e ingombrante di inutili e vuote nozioni teoriche.
Un libro da solo non può cambiare il mondo, tantomeno quello così malmesso, caotico e avvilente dell’archeologia italiana. Ma tanti lettori che si accostano ad un libro come questo (e come altri che per fortuna ce ne sono), e che si sforzano di capire con attenzione ed entusiasmo cos’è realmente l’archeologia e perché sia così importante il lavoro degli archeologi, possono contribuire a mutare la percezione stantia e polverosa del passato e della scienza e degli scienziati che se ne occupano ogni giorno e in ogni dove.
Facciamo che eravamo archeologi
sservazioni, esperienze e piccoli scavi da provare a casa e a scuola con i bambini dai 7 agli 11 ann
Alla scoperta delle radici della nostra storia.
Un manuale per capire il passato scoprendolo.
Un manuale pronto all'uso. 12 attività sull'archeologia, in compagnia di Andrea e della zia Marta (archeologa!), spiegate passo a passo per i bambini dai 7 agli 11 anni.
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Mi chiamo Giovanna e vivo in Puglia. Ho sempre avuto le idee molto chiare: a 8 anni sapevo già che avrei fatto l’archeologa. Per anni mi sono divisa tra gli scavi e montagne di mattoni, tegole e coppi. Chissà, forse sono fatta un po’ di argilla…
Poi, ho capito che dovevo raccontare l’archeologia ai bambini e dare un senso, una prospettiva al mio lavoro. E allora ho scoperto una cosa fondamentale: le storie sono l’unica cosa che ci lega al passato e al futuro e che nessuno potrà mai portarci via.
cari archeologi sono Lolita Vinnikova una ragazza di 23 anni da sempre ho avuto voglia di diventare un archeologa ma non ho mai avuto la possibilità di farlo spero in futuro di contribuire ai progetti archeologici . Questa estate ho intenzione di cercare delle cose storiche e delle cose che hanno a che fare con civiltà scomparse dentro i laghi e sulle rive della Provincia di Varese