Molto tempo prima che la stampa venisse inventata, i libri venivano ricopiati a mano.
Veri e propri artigiani della parola scritta, perlopiù monaci e monache, con pazienza e cura certosina si dedicavano per giornate intere al lavoro di trascrizione. Libri scritti su pergamena in bella calligrafia e impreziositi da miniature, delle vere e proprie opere d’arte.
Christine de Pizan – protagonista dell’ultimo nato della collana Celacanto (Laterza Editore), “Christine e la città delle dame”, scritto da Silvia Ballestra – fa questo di mestiere: è una copista. Ed è talmente abile e richiesta che con i suoi collaboratori ha aperto uno scriptorium tutto suo, una vera e propria officina per la copiatura dei testi. Tra i libri Chiristine trascorre gran parte delle sue giornate; lì si sente al sicuro, protetta, in pace con se stessa. La parte migliore della sua vita è fatta di
righe ben scritte, ordinate, luminose. Ricchi disegni sinuosi e fioriti pieni di rosso carminio, blu pavone, splendido giallo oro. Poesia. Storia. Racconti di avventure e di luoghi lontani.
Il sollievo che le pagine scritte sono in grado di procurarle rende più sopportabile il peso delle angherie quotidiane che è costretta a subire da quando, a soli venticinque anni, è rimasta vedova. Dopo la morte prima del padre, famoso professore al servizio di Carlo V di Francia, e poi di suo marito, notaio e segretario del re, Christine ha dovuto imparare in fretta a tener testa a uomini orrendi, “pieni di vino e di grasso”, che pretendono dei soldi dalla sua famiglia. Quanta umiliazione deve patire ogni giorno, quanta fatica far valere i diritti suoi e dei suoi bambini e tollerare la boria e la prepotenza di uomini che si credono più forti solo perché in maggioranza. Ma Christine è intelligente, tenace, grintosa e non ha paura di dire la sua e mettere in discussione il pensiero diffuso di illustri studiosi.
Eppure a volte un dubbio la assale: anche se è circondata da donne capaci, impegnate a lavorare e a badare alla casa e alla famiglia, non riesce a cogliere il motivo di tante critiche e calunnie da parte maschile.
Ma se uomini tanto famosi per essere intelligenti e sapienti criticano così aspramente le donne, qualcosa di vero ci deve essere. Non saranno mica pazzi.
Non riesce a darsi pace Christine, pur certa della buona fede di tante altre donne, non sa da che parte stia la ragione. Di una sola cosa è davvero sicura: se fosse nata maschio la sua vita sarebbe stata più semplice.
Ma proprio nel momento in cui le perplessità si infittiscono e i suoi pensieri si fanno più torbidi, un chiarore improvviso giunge a rischiarare il suo studio e la sua vita. Tre dame, Ragione, Rettitudine e Giustizia, giungono ad affidarle un compito importante e delicato.
Dobbiamo annunciarti che sta per nascere una città: una cittadella fortificata, con buone fondamenta e mura alte e spesse. Un luogo dove le donne possano ritrovarsi e difendersi dai tanti attacchi volgari e insensati, da tutte le accuse degli invidiosi. Noi ti forniremo il materiale, ma sarai tu a costruirla.
E così Christine, sollecitata dalle tre dame, impugna la sua penna come una cazzuola, quasi fosse un’archeologa alla ricerca delle parole più adatte, e comincia la sua opera: le storie di donne famose saranno le fondamenta, i mattoni, le mura e i palazzi di una nuova città. E di donne celebri e coraggiose di cui decantare le gesta ce ne sono davvero tante: Semiramide, la regina assira che fece ricostruire la città di Babilonia distrutta dai Persiani, Pentesilea, l’Amazzone uccisa dai greci, Didone, la fondatrice di Cartagine, e poi la poetessa Saffo, Cassandra, le Sabine, fino ad arrivare alla Regina, la Vergine Maria, colei che dovrà abitare nella torre più alta della città delle dame.
A mano a mano che i contorni della città si fanno più definiti e le tante donne del passato giungono a popolarla, Christine si sente meno insicura e più consapevole del potere delle donne, capaci, forse più degli uomini, di cambiare il verso delle cose e lasciare lungo il loro cammino tracce imperiture di sapienza e coraggio: una città, un verso, un quadro, un mito… L’opera poderosa a cui la sua penna ha dato vita probabilmente non fermerà le maldicenze,
l’astio e la violenza che molti uomini usano contro le donne, ma di certo le servirà per tener testa a quanti continueranno a sminuirla e angustiarla. Quel libro, ricco e poderoso, la aiuterà ad andare avanti, a sopportare, a controbattere, a resistere e a sperare.
Silvia Ballestra riesce, con una prosa avvincente e ponderata, a restituire ad un personaggio storico, così cronologicamente ed idealmente lontano dall’immaginario diffuso, la modernità e l’autorevolezza che lo rendono un esempio prezioso anche per i più giovani. Ripercorrere la storia di Christine e delle donne che popolano la sua città di carta implica inevitabilmente due cose: acquisire maggiore fiducia nell’intelligenza delle donne e di quegli uomini che sanno riconoscerla e rispettarla e capire che i libri, oggi come ieri, ci insegnano a stare al mondo.
La città delle dame è illustrata con impareggiabile bravura da Rita Petruccioli: le sue tavole dal forte sapore giottesco, immagini luminose di un Medioevo lontano e tutt’altro che oscuro, danno la sensazione assai realistica di sentirsi dentro la storia, seduti accanto allo scrittoio di Christine o in cammino lungo le vie della sua città.
Tanto che a lettura ultimata un dubbio si insinua: questo libro è forse una copia de “La città delle dame” di Christine de Pizan, trascritto da Silvia Ballestra con le miniature di Rita Petruccioli? Chissà…
Christine e la città delle dame
La città delle dame è popolata dalle più grandi donne del passato: regine, artiste, guerriere, sante, scienziate. A costruirla, con la leggerezza della penna e con la forza dell’intelligenza, è Christine, la prima scrittrice professionista della storia. Età di lettura: da 6 anni
Aggiungi il libro al tuo scaffale!
Se acquisti il libro cliccando sul pulsante qui sotto aiuterai a sostenere il nostro lavoro. Riceveremo una commissione da Amazon che non inciderà sul prezzo di vendita.
Mi chiamo Giovanna e vivo in Puglia. Ho sempre avuto le idee molto chiare: a 8 anni sapevo già che avrei fatto l’archeologa. Per anni mi sono divisa tra gli scavi e montagne di mattoni, tegole e coppi. Chissà, forse sono fatta un po’ di argilla…
Poi, ho capito che dovevo raccontare l’archeologia ai bambini e dare un senso, una prospettiva al mio lavoro. E allora ho scoperto una cosa fondamentale: le storie sono l’unica cosa che ci lega al passato e al futuro e che nessuno potrà mai portarci via.
Comment here