Sarà stata la nostalgia del sole, ma proprio in questi giorni così freddi appena passati mi è tornata alla mente una bella giornata dello scorso luglio in cui mi trovavo a lavorare a Creta con alcuni colleghi archeologi.
Era una domenica caldissima e abbiamo deciso di prenderci una pausa dal lavoro. No, non siamo andati al mare. Siamo andati a vedere… un museo, ovvio!
Gli archeologi sono spesso fregati dal fatto che il loro lavoro è anche la loro passione e alla fine fanno sempre le stesse cose, anche nel tempo libero.
Insomma, per farla breve, dopo un viaggetto di un paio di ore in macchina siamo arrivati a Eleutherna, una antica città cretese fondata dai Dori quasi 2900 anni fa. Accanto all’area archeologica oggi sorge il MAE-Museum of Ancient Eleutherna che raccoglie molti reperti provenienti dagli scavi e racconta la vita di una città cretese al tempo di Omero.
Inaugurato nel 2016, il museo è un piccolo gioiello: si affaccia su uno splendido panorama, espone pezzi davvero unici, non è troppo pieno, ha buoni supporti comunicativi e multimediali e una nutrita offerta didattica per le scuole di ogni ordine e grado.
In più è nel cuore di Creta, una delle culle della nostra civiltà: che cosa possiamo volere ancora da un museo? Una bella storia dirà qualcuno.
Ce ne sono molte di storie là dentro, piccole e grandi. Ma una in particolare mi è rimasta in mente e vorrei proprio raccontarvela: parla di due sorelle di pietra, separate per 100 anni e poi riunite grazie all’archeologia.
La nostra storia comincia in una notte di scavi clandestini, alla fine del 1800.
Dopo pochi colpi di zappa e piccone, affiora dalla terra di Eleutherna un pezzo di statua di calcare, ma i cercatori di tesori hanno in mente ben altro: sanno che tra i ruderi della città antica si possono trovare pezzi molto più preziosi e così la lasciano là e si spostano più avanti.
Ancora colpi di piccone e finalmente eccola… questa sì che è una statua come si deve! È praticamente intera, anche se piccola: appena 75 centimetri! È una kore, cioè una fanciulla, ritratta di fronte, con la mano destra appoggiata sul petto e la sinistra lungo il fianco. Indossa un peplo, cioè la veste delle donne libere dell’antica Grecia, con una cintura, mentre ha le spalle coperte con una specie di piccolo mantello.
Ha grandi occhi spalancati e lunghi capelli che le cadono sulle spalle in due ciocche, che somigliano molto alle capigliature egiziane. Sul suo abito ci sono ancora tracce dei colori che la decoravano: certo per noi è un po’ strano pensare che queste statue fossero colorate, siamo abituati ai loro colori naturali, quelli delle pietre in cui sono scolpite, ma gli artigiani che le scolpirono non le avevano pensate così… a loro i colori piacevano molto!
Non sappiamo che cosa accade subito dopo lo scavo, ma la nostra kore, si ritrova presto dentro una scatola di legno e sente tutto intorno le onde del mare: capisce di essere partita per un viaggio che la porterà molto lontano da casa.
E infatti, quando si ritrova di nuovo sulla terraferma, ha percorso molti chilometri: è ad Auxerre, in Francia, in un piccolo museo. Qui, nel 1907, quando è ormai conosciuta a tutti come la dama di Auxerre, un signore distinto la prende con sé in cambio di un bel quadro: è l’archeologo e storico dell’arte Maxime Collignon, che la mette di nuovo in una scatola di legno e la porta nientemeno che … al Museo del Louvre!
Adesso che si trova in un grande museo, la nostra statua viene sistemata in una bella vetrina e ogni giorno viene ammirata da moltissime persone che la guardano con meraviglia: tutti si emozionano nel pensare che arriva da Creta, dove un artigiano l’ha scolpita oltre 2500 anni fa. I commenti dei visitatori sono entusiastici, eppure la nostra kore è triste, è malata di nostalgia: anche solo per un momento vorrebbe tornare nella sua Creta e rivedere la sua sorella che è rimasta sepolta nella terra di Eleutherna.
Gli anni passano e il suo desiderio sembra non potersi avverare.
Finché un giorno… si accorge di un visitatore che non si stanca mai di osservarla e che la guarda come nessuno aveva mai fatto prima. Sta lì, in piedi davanti a lei come se sapesse qualcosa, come se avesse un segreto da confidarle.
Quando apre il suo quaderno, la nostra kore ha un tuffo al cuore perché, dopo tanto tempo, vede una fotografia della sua sorella: la kore di Eleutherna! Il prof. Nikos Stampolidis è infatti un archeologo cretese che sta scavando a Eleutherna e proprio durante le sue ricerche ha ritrovato una statua del tutto simile a lei.. la sua amata sorella lasciata nella terra dai cercatori clandestini.
L’archeologo parla subito con i direttori del museo e chiede loro qualcosa di incredibile: permettere alla kore di fare un lungo viaggio fino alla sua terra di origine.
I due ci pensano un po’ su, ma alla fine acconsentono: non possono negare alla dama di Auxerre di rivedere la sorella!
E così la nostra kore si mette di nuovo in viaggio, in una scatola di legno, ma questa volta verso un luogo che conosce bene: la sua Grecia. Stampolidis e i suoi collaboratori stanno infatti preparando una importante mostra sugli scavi di Eleutherna nientemeno che al Museo di arte cicladica di Atene ed è lì che si incontrano di nuovo dopo più di 100 anni: la dama di Auxerre e la kore di Eleutherna.
“Quando la vidi di nuovo, non aveva più le braccia per abbracciarmi, né il viso per guardarmi, ma quando fummo ancora una volta in piedi l’una accanto all’altra, nate dalla stessa pietra, i nostri cuori furono di nuovo uniti e quello fu il giorno più bello della mia vita”
Così racconta questa bella storia il regista Andonis Kioukas in un film che si può vedere al museo (e anche da questo link).
La dama di Auxerre non aveva mai smesso di sperare che un giorno avrebbe rivisto la sorella, anche solo per il breve tempo di un sogno e il suo desiderio venne esaudito.
Alla fine della mostra tornò, come promesso, al Museo del Louvre, dove si trova tutt’oggi, mentre la Kore di Eleutherna rimase a Creta: è vero, le due sorelle sono di nuovo lontane, ma da questi due musei, così diversi tra loro, la loro storia fa il giro del mondo grazie alle molte persone che ogni giorno la ascoltano o la leggono ammirati davanti alle loro vetrine.
Vivo a Siena, una città in cui è impossibile non essere circondati dalla storia. Non volevo fare l’archeologa fin da piccola, ma credo di averlo capito al momento giusto.
Ho legato il mio cuore a siti speciali in cui ho avuto e ho la fortuna di lavorare e sono un discreto topo di biblioteca. Ma una delle cose che preferisco fare è condividere le storie che leggo nella terra con i bambini: occhi trasparenti e domande spontanee mettono a nudo l’archeologia e non ammettono risposte vaghe!
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