Mancano ancora un po’ di giorni all’inizio della scuola e c’è quindi tutto il tempo per festeggiare ArcheoKids che compie un anno!
In queste ultime settimane, dalla metà di luglio a oggi, ce ne siamo stati un po’ nascosti. … Come dite? Al mare? Beh… sì, un po’ di mare ce lo siamo concesso anche noi, ma in realtà per tutti e cinque è stato un periodo molto intenso. Perché l’archeologia è fatta anche di periodi in cui si scompare dai radar per scavare, studiare, scrivere,
riflettere, progettare e programmare. Ve lo raccontiamo in questo post che apre il secondo anno del nostro blog. Proprio così: oggi è il nostro compleanno!
Il mio ultimo post in Luglio era all’indomani del Palio e da allora di cose ne ho fatte un bel po’. Prima di tutto sono partita per Creta, dove da diversi anni faccio parte di un gruppo di ricerca che scava un quartiere di case e botteghe della città di Gortina. Quest’anno però il nostro è stato un lavoro di studio dentro il magazzino dei materiali e di documentazione… quindi non sono tornata di quel bel colore che dona il sole cretese! Al rientro in Italia, in Agosto, ho lavorato alla redazione finale di un libro a fumetti su Vignale: C’era una villa romana: cinque archeostorie a fumetti da Vignale di Maremma. Lo abbiamo presentato proprio Domenica scorsa, ma nelle ultime settimane prima della stampa io e Massimo, il grafico illustratore, abbiamo dovuto correre un po’: non è per niente facile dare volti, colori e forme alle tracce che leggiamo nella terra! Una settimana di mare però me la sono concessa… anche perché il caldo a Siena era proprio insopportabile! E poi? E poi si è messa in moto la macchina di Vignale: tra una settimana comincia lo scavo, ma il lavoro per renderlo possibile è iniziato già da diversi giorni: progettare il lavoro, la comunicazione, organizzare gli eventi con la comunità, trovare un letto per ogni archeologo, alimentare un po’ la burocrazia dei nostri uffici… insomma, non mi sono per niente annoiata!!
L’estate non è stagione da star dentro casa, specie per gli archeologi e anche se non scavi: la mia è stata un susseguirsi di valigie fatte e disfatte, partenze e arrivi a ritmo serrato. Fare l’archeologo del resto è uno stile di vita! Una cosa alla volta sarebbe troppo semplice, così questi mesi sono trascorsi facendo mille cose tutte insieme. Ho continuato a girare l’Italia con Archeostorie, il libro in cui insieme a Cinzia Dal Maso e altri 32 colleghi abbiamo raccontato che cosa fa l’archeologo oggi: dalla tappa casalinga di Ancona sono passato prima da Pisa poi da Rocca S. Silvestro e Populonia… me se sarò dimenticata qualcuna? Altra cosa che ho fatto è stato procedere con il lavoro al Museo Archeologico Nazionale delle Marche, dove ho raccontato alcuni oggetti della collezione attraverso delle storie all’interno di un nuovo percorso multimediale che sarà presto inaugurato. Avete mai ascoltato la storia di un elmo o di un’anfora?
Last but not least visto che ha occupato interamente luglio e agosto, è stato pensare, scrivere, registrare e montare un video per il concorso NEARCH, in cui raccontare che cos’è per te l’archeologia, quant’è importante per la società in cui viviamo. Anche alcuni bambini hanno partecipato! È stata una faticaccia ma avendo diviso oneri e onori con Giulia è stato anche molto divertente: dovevate vedermi al Bundan Celtic Festival, un evento di rievocazione in cui ci sono tante persone vestite come gli antichi celti e cercano di farvi capire come si viveva 2500 anni fa. Anche io mi sono vestito da celta e ho addirittura macinato farro, grano e altro ancora per fare la farina! Ma magari vi racconterò meglio in un’altra occasione!
Cosa ricorderò di questa estate 2015? Le temperature elevatissime e il caldo insopportabile, una sensazione costante e fastidiosa di “appiccicaticcio”, la fatica associata ad ogni gesto, l’immagine di me spiaggiata sul divano, il desiderio pressoché quotidiano di essere sul cucuzzolo di una montagna invece che al Sud… Ricordi afosi a parte, buona parte di questa estate l’ho trascorsa lavorando. Innanzitutto, ho scritto due storie per delle app realizzate assieme ad un gruppo di archeologi, ingegneri e informatici; si tratta di due passeggiate nella città di Padova, alla scoperta degli edifici e dei personaggi che in qualche modo ne hanno fatto la storia. Quanto mi piace scrivere storie!
Poi, sono stata su un cantiere, quello della città romana di Salapia a Trinitapoli, nel bel mezzo della campagna pugliese. Ma non ho scavato! Già perché gli archeologi non scavano solamente ma fanno tante altre cose.
Quest’anno, con i miei colleghi, abbiamo lanciato un progetto di archeologia pubblica: Open Salapia. Abbiamo provato cioè a raccontare, dal vivo e sui social, cosa significa scavare, perché lo facciamo e naturalmente la storia di Salapia. Quanti adulti e bambini abbiamo incontrato! L’entusiasmo che ci hanno riservato per tutto il tempo che lo scavo è durato (ben 7 settimane!) ci hanno convinto di una cosa: non condividere i frutti del nostro lavoro sarebbe un
grave torto nei confronti della comunità che ci accoglie e significherebbe soprattutto venir meno al nostro compito fondamentale, che è quello di riconnettere il passato con il presente.
Ad agosto mi sono riposata un po’: mare, libri e soprattutto giochi e coccole con la mia nipotina più piccola che, ahimè, causa la distanza, vedo raramente. Ed ora? Si ricomincia! C’è da scrivere, progettare, cercare nuove idee e c’è soprattutto da festeggiare il primo anno di Archeokids!!!
Una cosa è sicura: la mia estate 2015 è stata insolita e piuttosto intensa, insomma, una di quelle che non rischi di confondere con le precedenti o le successive, ma che restano lì, a scandire il tempo e a segnare la differenza. Innanzitutto il non partire per la missione a Creta per la prima volta dopo molti anni mi ha lasciata per qualche giorno con la strana sensazione di trovarmi “fuori contesto” e se delle temperature tropicali non ho avvertito molto la mancanza, non posso dire lo stesso per quanto riguarda tutto il resto che ruota attorno a quel progetto di ricerca in quel pezzetto di isola (cicale che friniscono impazzite ad ogni ora del giorno e della notte, comprese!). Ma si sa, per un percorso che volge al termine, ce ne sono sempre altri che nascono. Ecco quindi che dalla nostra esperienza di archeologia pubblica a Vignale è scaturita una bella idea, un progetto stimolante in cui crediamo molto e che speriamo di poter sviluppare ed attuare partecipando ad un bando di concorso del quale abbiamo già superato una prima fase di selezione… ne saprete prestissimo di più, promesso! Intanto segnatevi questa parola: “interfacce”.
Il resto di questa mia estate è stato poi scandito proprio dai bambini, da alcune belle giornate in cui oltre un centinaio di loro ci è sfilato davanti (ma anche dietro, di lato e talvolta pure sopra!) per impastare vasetti, ritagliare cartoncini colorati per imitare tessere di mosaico, dipingere con le tempere riproduzioni di antichi lari fatti di argilla…
E adesso? Adesso stiamo per ripartire con un nuovo capitolo di quella piccola ma portentosa avventura archeologica che è diventato Vignale! Il nostro cantiere è conosciuto per essere aperto a tutti, ma non è un mistero il fatto che quelli sotto il metro e mezzo, da noi, riceveranno sempre un trattamento di favore!
Ci siamo più volte detti che l’estate è la stagione degli archeologi: le giornate più lunghe e cieli quasi sempre liberi da nuvole sono le caratteristiche climatiche migliori per programmare gli scavi. In realtà non ho fatto nulla di tutto questo nella mia estate, devo ancora stringere una trowel in mano quest’anno (anche se ci siamo quasi, lo scavo di Vignale è alle porte) ho piuttosto vissuto in simbiosi con il mio telefono e convissuto con il mio computer. Questo perché una campagna di scavo, anzi un progetto di ricerca, oggi non si può completare o esaurire nelle sole operazioni tecnico-artigianali da cantiere. Ho investito moltissimo tempo nella realizzazione e co-gestione degli interventi di comunicazione e informazione necessari per spiegare e raccontare cosa significa e comporta la presenza di una realtà archeologia operativamente attiva all’interno di un territorio. Un impegno quotidiano che mi ha accompagnato giorno dopo giorno, anche durante la piccola parentesi di mare siciliano che mi sono regalata.
Ma si sa, per fare una buona comunicazione bisogna metterci la faccia, e le gambe e le braccia…quindi sfidando il caldo e il desiderio di buttarsi in acqua, ho preso parte a eventi, passeggiate e laboratori didattici tutti organizzati in quella fetta di Val di Cornia dove lavoriamo da diversi anni ormai. Dunque siamo a settembre, un mese di nuovi inizi e festeggiamenti: riparte la scuola, torno a impugnare la trowel, la vendemmia è in pieno svolgimento (avendo quel difettuccio dell’esser toscana non potevo non menzionarla) e Archeokids festeggia il suo primo compleanno.
Siamo carichi e tutti pronti a nuove sfide e nuove avventure!
Mi chiamo Giovanna e vivo in Puglia. Ho sempre avuto le idee molto chiare: a 8 anni sapevo già che avrei fatto l’archeologa. Per anni mi sono divisa tra gli scavi e montagne di mattoni, tegole e coppi. Chissà, forse sono fatta un po’ di argilla…
Poi, ho capito che dovevo raccontare l’archeologia ai bambini e dare un senso, una prospettiva al mio lavoro. E allora ho scoperto una cosa fondamentale: le storie sono l’unica cosa che ci lega al passato e al futuro e che nessuno potrà mai portarci via.
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