Che la Valle dei Templi sia uno dei siti archeologici più belli e suggestivi del mondo è cosa risaputa; che sia inoltre teatro di alcune tra le attività didattiche più apprezzate e di successo che si progettino in Italia è realtà ormai consolidata da qualche anno.
Non c’è da stupirsi dunque che quando Laura Danile (che già qualche mese fa ci aveva regalato un guestpost pieno di facce di bimbi divertiti e sorridenti) ci ha contattati per invitarci alla giornata – l’Archeo Dies – che il Parco intendeva organizzare per presentare l’offerta rivolta alle scuole per l’anno scolastico appena iniziato, gli occhi di tutti e cinque abbiano iniziato a brillare (per onestà bisognerebbe anche citare la possibilità che si prospettava di fare una pantagruelica scorpacciata di cannoli siciliani che non guasta mai, diciamolo!).
Il destino, la sorte, o magari l’istinto della gola più sviluppato, chissà… hanno voluto che, complici anche altri impegni che si sarebbero sovrapposti in quegli stessi giorni, come la Borsa Mediterranea del Turismo a Paestum, la spuntassi io! E così, pronti, via, per un ritorno nella mia amata Sicilia! Lo ammetto con una discreta dose di vergogna, ma in anni e anni di assidua frequentazione di quella terra meravigliosa, Agrigento era fino ad allora rimasta fuori dai miei giri. Può sembrare assurdo per un archeologo, ma quando la ricchezza di un luogo è così abbondante, così onnipresente, così variegata, ve l’assicuro, non basterebbe una vita a gustarsela tutta.
Arrivare ad Agrigento e seguire le indicazioni per la Valle dei Templi ha significato ritrovarmi col naso appiccicato al finestrino e gli occhi sbarrati all’insù mentre alla mia destra scorrevano i profili di quei primi maestosi giganti di pietra, delle loro colonne imponenti che come tante sentinelle sembrano guardarti dall’alto. La piacevolissima cena che mi ha visto ospite della dottoressa Caminneci, una delle responsabili dei servizi educativi del Parco, non solo mi ha fatto sentire ben accolta, ma mi ha confermato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che anche l’indomani avrei trovato un’aria fortemente familiare per quel che avrebbe riguardato le intenzioni, lo spirito e la visione d’insieme legati al nostro lavoro e allo sviluppo dei propositi comuni che stanno alla base dei nostri progetti.
L’Archeo Dies si è aperto con i saluti del direttore del Parco, il dottor Parello che ha ribadito come negli ultimi anni le attività didattiche si inseriscano a pieno titolo in un percorso che tende a rendere la Valle dei Templi un luogo via via centrale per lo sviluppo del territorio, un luogo aperto al pubblico, in grado di comunicare e di fare in modo che la comunità non solo riscopra le sue radici, ma si senta anche parte attiva nelle scelte di salvaguardia di un paesaggio storico di tale importanza. Eh sì, mi sono proprio sentita a casa!
Subito dopo è stata la volta del Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi della Sicilia. Avendo da anni splendidi e proficui rapporti con numerosi insegnanti che accompagnano i loro studenti sui nostri scavi, convinti che quell’esperienza abbia un concreto valore formativo, una coerenza formale una capacità di conformarsi e coadiuvare le classiche lezioni frontali della Storia antica, le parole del dottor Franzò, anche
in questo caso hanno contribuito a farmi intravedere un ulteriore pezzetto di terreno comune, fondamentale per chiunque faccia il nostro mestiere: l’importanza della formazione dei futuri cittadini attraverso una conoscenza diretta ed esperienziale del proprio patrimonio culturale.
A seguire, l’intervento della dottoressa Lupo, Dirigente del Dipartimento Beni culturali e Identità Siciliana, sebbene da un ulteriore punto di vista, è giunto alle medesime conclusioni e ha proposto le stesse intenzioni di fare, in questa direzione, meglio e di più.
Quando è stato il mio turno, il raccontare tutti i risultati dell’esperienza di archeologia pubblica che svolgiamo a Vignale e di come il progetto Uomini e Cose – che col tempo e proprio con il contributo determinante dei bambini delle scuole ha dato vita a tutta serie di ulteriori esiti positivi (tra cui anche Archeokids) – beh, è stato ancora più soddisfacente di quanto mi potessi attendere. Vedere dal palco tutte quelle facce di insegnanti che ascoltavano di come a un migliaio di chilometri di distanza, la volontà di alcuni loro colleghi e l’entusiasmo di alcuni bambini che avrebbero potuto essere loro allievi, abbia contagiato un’intera comunità al punto da rendere un piccolo scavo archeologico della Maremma toscana, uno dei progetti di ricerca più conosciuti d’Italia, ha rappresentato per me una soddisfazione unica.
L’aspetto educativo e formativo dato dalla conoscenza del proprio patrimonio culturale è stato il tema centrale anche dell’intervento conclusivo della dottoressa Caminneci che, oltre a presentare le attività che nei prossimi mesi si svolgeranno alla Valle (e che sono svolte da archeologhe bravissime e preparatissime che ho finalmente avuto il piacere di conscere di persona!), ha poi introdotto come perfetta controparte, a riprova del valore concreto delle sue parole, i ragazzi di un liceo pugliese che si trovavano ad Agrigento già da una settimana impegnati in un tirocinio inerente le attività di alternanza scuola/lavoro. Proprio questi ragazzi sono stati poi, nel pomeriggio, le nostre guide speciali nel percorso alla scoperta delle meraviglie archeologiche del Parco.
A conclusione di questo breve reportage, potrei ribadire ulteriormente ciò che ho(/abbiamo) più volte raccontato su queste pagine, ciò che in quella giornata tutti noi che facciamo questo mestiere abbiamo nuovamente affermato: quanto un’esperienza diretta a contatto col proprio patrimonio culturale sia istruttiva per chi è negli anni della formazione, quanto questa possa contribuire a creare futuri cittadini consapevoli delle proprie radici, attivamente partecipi della tutela del proprio passato e promotori del suo utilizzo per la valorizzazione e lo sviluppo turistico ed economico di un territorio… eppure… eppure preferisco concludere – rivolgendomi in particolar modo agli insegnanti – citando uno degli studenti pugliesi, Donato, 18 anni che è proprio riuscito a strapparmi un ulteriore sorriso quando con una naturalezza disarmante ha detto: “Quello che si vede qui non è lo stesso che si vede nei libri. Nei libri ci sono solo parole…”.
Ecco… Credo che la sua testimonianza, la sua visione dalla parte di chi queste esperienze formative le vive da protagonista, dicano, per l’appunto, molto più di mille parole. Io, al massimo, posso aggiungere che i cannoli siciliani sono veramente buonissimi!
8 anni. Prima lezione di Storia. Una maestra speciale che m’incanta parlando della fine di Pompei e degli scavi che l’hanno riportata alla luce insieme alle storie dei suoi antichi abitanti. Quel giorno ho deciso che da grande avrei fatto l’archeologa.
E forse è per via di questo inizio che ancora mi trovo divisa tra la passione del fare ricerca sporcandomi le mani di terra e la consapevolezza che raccontare il nostro mestiere, soprattutto ai più piccoli, lo possa caricare di senso e di futuro.
Comment here