Socrate era il re dei troll, Pitagora molto di più di una probabile intolleranza alimentare e una regoletta che si impara alle medie, Didone bravo chi la capisce, Alcibiade un voltagabbana di prima categoria! “Quando ho deciso di voler scrivere? Avevo 6 anni e mi chiusi nella mia stanza per tutto il pomeriggio per iniziare il mio primo romanzo. Quando uscii andai da mia madre e gli dissi che da grande avrei fatto la scrittrice!“
Conoscete Mariangela Galatea Vaglio? Se non vi limitate a leggere la sola archeologia nel web l’avrete sicuramente incrociata nelle infinite strade di Internet perché è una delle blogger italiane della prima ora. È infatti dal 2003 che dalle pagine (web) di “Il nuovo mondo di Galatea” i più avidi lettori della rete leggono post su argomenti molto vari. Da una decina d’anni Galatea propone ai suoi follower anche “Badilate di cultura”, una sezione in cui racconta con uno stile frizzante e pungente i personaggi della storia antica. “Era una sezione come altre, fino a quando, nel 2012, il post su Didone è stato condiviso da un enormità di persone diventando virale sulla rete”. Da qui a vedere il suo primo libro, intitolato proprio “Didone, per esempio” (Castelveccana Ultra), sugli scaffali delle librerie il passo è stato quasi naturale. Al suo interno Galatea ha messo insieme una serie di biografie su alcuni protagonisti della storia antica, serie che ha raddoppiato quest’anno con “Socrate, per esempio”, in cui raccoglie le vite dei primi filosofi greci.
In questa prima domenica di novembre sono con Galatea alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum, seduti su una panchina vicino alla basilica; anche questa edizione sta terminando e siamo sollevati dall’aver portato a termine un compito che ha richiesto un impegno massimo: cercare di sostituire la nostra amica Cinzia Dal Maso, impossibilitata all’ultimo a venire, nel ruolo di conduttrice della presentazione del Magazine e del Journal di Archeostorie e della presentazione di “Socrate, per esempio”. Galatea mi ha aiutato sabato con Archeostorie e io ho ricambiato questa mattina con i filosofi: con un po’ di mutuo soccorso ce la siamo cavata alla grande!
Di fronte al tempio di Cerere, magnifica location per l’evento, avevo visto come Galatea aveva catturato l’attenzione della platea parlando di personaggi famosi della storia antica, vestendoli di allusioni attuali che li avvicinano al pubblico e caricandoli di un dinamismo e di una vivacità che la loro storia sembrava avvenuta ieri e non più di 2000 anni fa.
Sapendo che nella vita di tutti i giorni Galatea è professoressa di italiano e storia alle scuole secondarie inferiori, mi sono chiesto se la stessa scena si ripetesse in classe con gli alunni intenti ad ascoltare la lezione, così ho indossato la veste del blogger di ArcheoKids e ho iniziato a fare domande.
Galatea, non nella versione blogger ma in quella da professoressa, l’antico è pop anche in classe?
Stai scherzando?! Assolutamente sì, l’antico è sempre pop, ai ragazzi la storia piace. Tutte le storie ben raccontate piacciono. Sai, i miei mi hanno soprannominato Teleolimpo. Prendono il telecomando, accendono e io gli racconto una storia; poi cambiano canale e gliene racconto un’altra!“
E qual è la loro storia preferita?
Quelle antiche vanno sempre e tra queste nessun dubbio, l’Odissea! Spacca dagli 0 ai 90!
Come fai a rendere la storia appassionante ai ragazzi?
Una sola regola: bisogna renderla viva e contagiarli con la propria passione. La bellezza delle storie fa il resto!
Pensandoci bene, tu la storia antica la frequenti solo nel tempo libero?
Eh già, purtroppo alla scuola media non è più nei programmi, inizio dalla caduta dell’impero romano, io la storia antica la approfondisco nel tempo libero! E comunque il periodo tardoantico è molto moderno: popoli che si spostano, immigrati profughi! Una cultura in continuo cambiamento…
Anche a me piace molto il tardoantico, anche dal punto di vista archeologico. Ma ai ragazzi? Per me la caduta dell’impero romano da piccolo era sempre un trauma!
A giudicare dai loro lavori direi di sì. In prima propongo un tema in cui i ragazzi devono mettersi nei panni di un barbaro che arriva a Roma per la prima volta e devono raccontare che cosa vede e quali sono le differenze con il mondo dei barbari. Molti scrivono delle terme come centro benessere!
Un esercizio di storia e di italiano insieme quindi, mi piace molto!
Sì, anche se sono buona, gli lascio consultare le notizie storiche, perché non mi interessa che sappiano a memoria una data ma che entrino nello spirito del periodo! E scrivano in modo corretto e coinvolgente! In terza propongo la stessa cosa su Napoleone, si devono mettere nei panni dei suoi soldati!
Anche io avrei voluto scrivere temi così a scuola! Oltre a valutare i ragazzi coinvolgendoli più direttamente, perché questo modo di approcciare la storia secondo te è fondamentale? E l’archeologia che ruolo può avere?
Purtroppo l’archeologia a scuola si fa molto poco, non abbiamo molte possibilità di fare esperienze immersive. Però cercando di ricostruire un evento o mettersi nei panni di personaggi del passato sei costretto a leggere e immaginare lo spazio, a trovare e guardare criticamente le fonti. Con i reperti è la stessa cosa, giusto? Iniziando da bambini a fare questo esercizio, che significa anche semplicemente leggere un giornale e cercare di capire chi racconta balle e chi no, non si diventa mica tutti storici o tutti archeologi, non è questo l’obiettivo, ma senza dubbio è più facile diventare tutti buoni cittadini, cittadini più consapevoli di questo mondo in cui viviamo!
Grazie mille Galatea per il tuo antico pop (che in fondo non è poi così antico) e alla prossima!
C’era una volta un bambino di nome Francesco che, dopo aver trascorso infanzia e adolescenza visitando siti greci e romani nel Mediterraneo, sa che diventerà archeologo. Si iscrive all’università di Siena convinto di studiare le antichità classiche ma ben presto capisce non c’è cosa più bella di condividere e vivere l’archeologia e le sue storie con tutti, bambini compresi. E continua a farlo anche dopo aver terminato il suo dottorato in archeologia pubblica.
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